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L’ALBERO DE LA VIGNA MIA
n gioco piacevole e insieme istruttivo era quello dell’albero della vigna mia. I partecipanti, spesso numerosi, si disponevano seduti in cerchio. Al centro prendeva posizione un ragazzo, il direttore di gara, che teneva stretti nella mano destra i grossi nodi di un fazzoletto. Il giocatore che aveva il diritto di iniziare il gioco afferrava l’altro pizzo del fazzoletto e lo tendeva. Il direttore di gara gli diceva: ”Tengo n’albero a la vigna mia…” e gli spiegava le caratteristiche dell’albero, per esempio la forma del tronco, delle foglie, dei frutti. Il giocatore doveva indovinare il nome dell’albero descritto. Se ci riusciva, il direttore allentava la sua presa sul fazzoletto e dava al giocatore l’ordine di picchiare con i nodi sulla schiena dei compagni, i quali avevano la possibilità di scappare. L’ordine veniva impartito ripetendo il nome dell’albero, per esempio se il nome da indovinare era melo il direttore esclamava: “E melea!”, se era pero: “E perea!”, e così via. Lo stesso direttore, a suo piacere, fermava il picchiatore e faceva tornare tutti di nuovo seduti per continuare il gioco. Parecchi tornavano a casa con le ossa rotte, ma ricchi di conoscenze sulla vegetazione del nostro territorio. |
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