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LA FRECCIA
eppure quando non s’imbracciavano che pochi fucili da caccia gli uccellini stavano tranquilli. Ad insidiare la loro quiete sul ramo di un albero, c’erano i tanti ragazzini armati di “freccia” (=fionda). Non era difficile costruirsene una. Si individuava un ramo terminante a Y e si tagliava in modo che l’asticella inferiore potesse essere afferrata dalla mano stretta a pugno. Da una camera d’aria di bicicletta o di camion si ritagliavano, poi, due strisce, lunghe una decina di centimetri, e si legavano con dello spago o con del filo di ferro alle estremità superiori della fionda. I due robusti elastici venivano successivamente collegati fra loro per mezzo di un pezzo di cuoio o di pelle di forma ovale e grande tanto da contenere una piccola pietra. Si impugnava quindi la “freccia” con la sinistra, si sistemava un sassolino sul pezzo di cuoio, stretto tra il pollice e l’indice della mano destra, e si tendevano le molle con tutta la forza possibile. Si allentava, infine, la presa sul sasso, che volava via veloce come un proiettile verso il bersaglio: il solito povero passero indifeso, la lampadina di un lampione, il vaso di fiori su un davanzale, il vetro di una finestra. Per usare bene la fionda bisognava essere forti, ma soprattutto essere dotati di una mira precisa, che si prendeva con un solo occhio. |
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