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LA MANIONDA

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n esperto lanciatore di pietre con la “manionda” (=fionda), per i movimenti del suo braccio, dapprima lenti poi sempre più veloci fino allo scatto finale, suscitava un enorme interesse fra gli spettatori. A volte il lancio era così potente che non si riusciva a seguire la pietra con lo sguardo.

Eppure non c’era niente di più semplice da realizzare di una “manionda”. Bastava avere a portata di mano poco più di due metri di corda. Uno dei capi si annodava a cappio, per infilarvi il dito medio della mano destra. A metà della corda, essa veniva piegata più volte e si annodava in modo da avere tre fili affiancati, che servivano a sostenere la pietra da lanciare. La fionda era pronta.

Il fromboliere infilava il dito nel cappio e stringeva tra l’indice e il pollice della destra l’altro capo della corda; poi sceglieva il proiettile più adatto e lo sistemava in perfetto equilibrio sui tre fili al centro della “manionda”. Iniziava, quindi, a far ruotare la pietra muovendo il braccio teso. Quando la velocità raggiungeva il massimo, il lanciatore apriva le due dita che stringevano un capo della corda e lasciava partire il sasso verso lontani bersagli.

Forse perché la “manionda” richiamava ogni volta alla mente l’impari scontro tra Davide e Golia, i più bravi tra i lanciatori si trasformavano negli occhi dei piccoli, che li osservavano estasiati, in eroi epici.