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LU TELEFONO

Q

uando del telefono si conoscevano soltanto il nome e la funzione, c’era chi sapeva realizzare “apparecchi” in grado di sostituirli del tutto, sia pure per distanze molto limitate.

Due piccoli barattoli di latta privati dei fondi, un po'di pelle, di coniglio o di agnello, metri e metri di spago e la voce correva da un capo all’altro del vicolo, da un’abitazione a quella dirimpetto.

Si fissava la pelle sui fondi dei barattoli, si bucava quel tanto che bastava per farci passare lo spago, fermato con due piccoli nodi all’interno dei “cuocci”, e poi di corsa, chi da una parte e chi dall’altra, fin quando lo spago non era ben teso.

Mentre uno dei due ragazzi avvicinava il suo barattolo alla bocca, l’altro lo premeva sull’ orecchio e iniziavano le importantissime comunicazioni: “Mi senti?”. “Non molto bene. Parla più forte”. “Adesso mi senti?”. “Sì!”. E così via. Le vibrazioni della pelle di un barattolo venivano trasmesse dallo spago all’altra pelle e…il miracolo si compiva.

Di telefoni del genere se ne videro a iosa quando iniziò la vendita dei gelati confezionati nelle coppette, perché queste ultime permettevano di fare a meno della pelle ed erano degli apparecchi telefonici già belli e pronti, bastava collegarle con lo spago.