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LI TUZZELATURI 

Q

uando ormai avevano esaurito tutti i giochi e non avevano più nessuno fra loro da prendere in giro, i ragazzi organizzavano l’operazione “tuzzelaturi”.

Del campanello elettrico che oggi ci avverte dolcemente col suo din don allora si ignorava addirittura l’esistenza. Ogni casa, però, aveva il suo batacchio.

Sospesi sul battente sinistro della porta, in posizione centrale, i “tuzzelaturi” non solo servivano per bussare, ma erano anche un simbolo di distinzione sociale: indicavano chiaramente l’appartenenza della famiglia che abitava quella casa all’una o all’altra classe. Vi erano batacchi semplicissimi, la cui forma era perfettamente rispondente alla funzione: un triangolo di ferro che batteva su un chiodo dalla testa grossa; ve n’erano altri, invece, finemente lavorati come oggetti d’arte che raffiguravano teste di leoni, grappoli d’uva, visi egizi.

Ai ragazzi servivano per fare aprire inutilmente decine di porte quando, di sera, davano inizio al gioco, divertendosi come pazzi e  infischiandosene delle maledizioni dei padroni di casa.