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NELLE MANI DI UN' ARTISTA

 

Esco azzurro

dal tubetto

che premi

e mi spalmi

veloce

sulla tela.

Con morbidi tocchi

mi avvolgi

mi strizzi

mi spazzi

mi spezzi

ad altri colori

mi mischi

e mi faccio

carminio

vermiglio

smeraldo

cobalto.

 

Sarò una rosa

nel vaso

un acino d'uva

un ricciolo d'erba

una foglia di pioppo

una goccia di pioggia?

Mille forme

mi doni

poi mi eterni

e ti specchi

nel glauco

di un occhio

che t'ammira

                      e t'ammicca.                     

 

 

 
 
SOLE CHE RIDE BELLO
 


Colombe noi spicchiamo il volo

da una fredda parete di lamiera

scie tracciamo parallele nel cielo

accordi discordi risuonano in petto.


Planiamo su un paesaggio di fiaba

ora in alto ora in basso sfiorando le ali

titubantii fremiti sferzano l'aria

invisibile una gabbia ci cinge.


Poi si squarcia il sipario e invade la scena

un sole che ride bello più bello

che mai e scoppiano i fuochi

di tutte le feste del mondo

nel mio piccolo fragile cuore.

 
 

 

FIORI PER UNA DOPPIA VENTENNE

 

Sentimi.

Lascia che un soffio s'insinui nei pori

s'increspi la cute e un brivido corra

a scuoterti il petto.

 

Accoglimi.

Atteggia la mano a concavo nido

che serbi la goccia dal ciglio sgorgata

ricolma d'affetto.

 

Gradiscimi.

Assorbi d'un colpo con avido senso

l'alito intenso di fresie e mughetti

che in versi io metto.

 

 
 

 

ALBA DEL '97

 

L'occhio ch'io schiaccio col braccio distratto

ora serbo nel palmo e v'alito lento

l'iride sfioro con l'indice e sento

che "si sana la bua" al lieve contatto.

 

La mano ti prendo e subito scorre

un rapido fiume di brividi caldi

sembra che quasi la carne si saldi

e nulla più possa quel grumo scomporre.

 

Il cuore ti navigo con agile vela:

sussulti, rollii e poi dondolii,

sciacquii, sciabordii, barcollii,

al minimo soffio si gonfia la tela.

 

L'anima inseguo e spalanco finestre

con l'ali d'un albatro in volo distese

la scorgo tra quinte, ghirlande, stelle sospese

e il nettare gusto di nuove ginestre.

 

 
 

 

Magica luce

 

Crani fracassati calpesto

lacero carni sfregiate

 

brandelli di corpi rimesto

macero membra straziate

 

ossa cariate dissesto

stempero visi screziati.

 

Un fluido sangue latteo gonfia le vene

dànno ascessi al cervello le arterie piene.

 

Fa' tutto buio attorno a noi

magica luce

annulla le mille pupille

che annusano il fiore

fiorito col nostro calore;

 

cancella ogni spia o sentinella

che ognora sorveglia;

splendi sul mio canto dorato

gridato e suonato

con corde vibranti

in momenti esaltanti;

 

brucia la fune che sega la pelle

al supplizio ribelle.

 

Magica luce, riscalda

quel bacio che tarda.

 

 
 

 

Raggio sfuggente

 

Brace ardente

bruci la mente;

ghiaccio tagliente

fendi la fronte.

 

Vento radente

affanni il respiro;

pioggia battente

sferzi il pensiero.

 

Occhio ridente

inventi colori;

bocca fremente

prometti tesori;

luce lucente

schiarisci gli umori.

 

Mano cocente

dispensi calore;

viso splendente

rifletti l'amore;

anima assente

lasci l'odore;

raggio sfuggente

svuoti il mio cuore.

 

 
 

 

Ex voto

 

Dipingimi un ex voto

ch'io lo doni alla regina

dei miracoli.

 

Mettici:

il brivido di due anime che si sposano;

la menzogna di un'acquasantiera;

i colori dei fiori sbocciati in un palmo;

il riflesso delle case di un presepe;

la speranza in un abbraccio;

lo stupore di una vecchia;

la sorpresa di un rintocco;

il riposo di un cane;

l'eco di un pozzo;

il silenzio dei passi sull'erba;

il concerto di passeri occulti;

il frullo di agili ali;

il soffio della primavera;

l'odore del rosmarino;

la scoperta d'una lapide;

il fornice d'un arco;

la memoria del passato;

l'illusione di un orgasmo;

la paura del ritorno;

l'infinito nel fondo di uno sguardo;

la fame insaziata di un lupo.

 

 
 

 

Nei pressi dell'Empireo

 

Datemi, su, datemi un mortaio

di pietra ed un pestello di legno

duro!, ch'io vi schiacci i petali

di rose, viole e margherite

e ne tragga il succo dei colori,

e sprema la polpa di tutti i frutti

che il sole dei Tropici matura,

e vi mischi il liquido miele d'acacie,

nettare, ambrosia e vino e latte

e l'acqua pura di una fonte alpestre,

e tutto io beva in un sol sorso.

Gusterò un poco del sapore

dei tuoi succulenti, scioccanti,

conditi, floridi, stuzzicanti,

sani, pacati, irreali,

gioiosi, minorenni,

pochi

baci?

 

 
 

 

DIAPOSITIVA di un quadro di Chagall

 

Ti proietto sullo schermo che s'illumina.

Più ti guardo, più diventa vivida la luce.

L'immagine si compone e si scompone.

Ora luccicano fulgidi i tuoi occhi

abbaglianti,

ora fluttuano in un liquore d'ambra.

Qui spargono raggi d'oro le pupille,

vibrano là rapide le ciglia socchiuse.

Sullo sfondo, lontano, due corpi avvinghiati

in un complice tango

avvolti da scintille sprizzate dal suolo.

Più innanzi, una mano sfuggita

liscia una gota fatata.

In alto, schiocca flessuosa una frusta,

due ampolle, in basso, sudano gocce

di linfa.

Traspare, in un angolo, un viso

che affiora da un pane.

Su tutto si posano fiocchi di lana.

 

 
 

 

Ed io?

 

Io ago di bussola che segna sempre Te,

cometa attratta dalla tua forza di gravità,

giallorosso Marte che ti orbita attorno,

vado appendendo festoni nel cielo

e ghirlande e drappi e nastri filanti,

galli, violini, candelabri e capre,

per farti la festa, liberare la gioia:

È tornato il tuo fuoco a forgiare parole,

i tuoi bisbigli m'intrecciano ancora i pensieri,

scava il tuo riso al fondo della miniera.

E fondo come il piombo

che mi svelava il futuro;

mi coli tu su un vetro

con mano sicura.

 

 
 

 

IL PASSEROTTO INQUIET0

 

Improvviso un tremore ti coglie

quando schiudi quell'uscio tarlato:

un battere d'ali, uno strano rumore

ti fanno temere un uccello rapace.

 

Soffochi a stento il tuo pavido grido,

arretri a cercare riparo:

credi che già quel vorace animale

ti graffi la pelle, ti faccia del male.

 

Ti passa più tardi il timore

nel vedere l'uccello temuto:

un passerotto inquieto e confuso

cerca un varco per librarsi nel cielo.

 

Lo attira la luce d'una chiara finestra,

violento vi sbatte, ignaro del vetro;

tenta e ritenta, ogni volta Š deluso:

il fragile muro gli frena la furia.

 

Rotea e si slancia, assetato di sole,

mille cerchi disegna nell'aria,

sembra quasi che stia per cadere

poi...finalmente s'infila in un buco.

 

S'acquietano, quindi, le mura tremate;

non c'è scricchiolio nello stipo violato;

con avidi occhi fotografi il tempo

e accumuli pietre da scagliarmi nel cuore.

 

Sull'erba saltella gentil cinciallegra.

 

 
 

 

Lampo

 

Scocca tra mano e mano

un fulmine potente:

i mignoli propagano

l'energia della mente.

 

S'accumula la tensione

generata da uno sguardo,

si cerca l'occasione

senza alcun riguardo.

 

........

 

E' ferma la vettura,

beve a una fontana.

Comincia l'avventura,

risuoni la campana!

 

Sull'usurata soglia

s'appoggia il pié bramato

che scatenò la voglia

ch'ora m'ha qui portato.

 

Della taverna antica

sembri tu l'ostessa

benché‚ più ti s'addica

il ruol di principessa.

 

Spavalda allor t'aggiri,

vai spalancando porte.

Si levano sospiri

da tante pietre morte;

 

col tocco delle dita,

dolce come carezza,

ridoni a lor la vita

d'amor dai a me l'ebbrezza.

 

Il pericolo non curi,

batte il tuo cuore calmo,

tetti, solai e muri

sostieni con un palmo.

 

Sulla rossa cupola

come su bianca neve

il tuo passo vola

lascia una traccia lieve.

 

Credi di aver scovato

costumi d'altri tempi,

ma è l'armadio vuoto

che con l'ombra tua riempi.

 

Ti tuffi in un cassone,

nuoti nel fresco grano;

io sono il tuo garzone

e ti traggo con la mano;

 

scivolano sulla pelle

i lisci, agili chicchi,

qualcun sosta ribelle

e col soffiar lo spicchi.

 

In una mangiatoia

mi allunghi un po' di fieno;

eviti ch'io muoia

di desiderio pieno.

 

Sulle rive di un laghetto

due colombi sognanti

lisciano le zampette

felici e saltellanti;

 

sull'acqua le testine

ondeggiano vicine,

sotto di loro vola

il riflesso di una nuvola.

 

Non dura assai l'incanto:

uno sparo improvviso

soffoca in gola il canto,

gli impallidisce il viso.

 

Li spingono le ali

verso due diversi

punti cardinali,

nel buio immersi.

 

................

 

Nulla mi può strappare

le foto d'un ricordo:

quando son troppo care,

stai certa, io non le scordo.
 
 

 

D   F   A   R   Z   O   E

E   L   G   A   I   N

 

Sobbalza la statua e si stropiccia gli occhi

repentinamente tratta dal sonno secolare

- che sismi, rombi d'aereo ed esplodere di bombe

invano di interrompere tentarono -

dall'impercettibile fruscio e dallo sfiorar dell'aria mossa

da un rosso petalo di camelia e da un fiore bianco di ciliegio,

volteggianti nell'aria lievi,

l'uno alla ricerca dell'altro.

Un sospiro sospinge il petalo più in là,

il fiore rapido lo rincorre,

lo sovrasta,

si accosta,

si appoggia,

lo spinge verso il basso...

planano uniti

e si adagiano morbidi sul prato.

S'ode un boato, poi scoppi simili a singulti.

Tutto arde.

Arde l'erba.

Ardono il fiore e il petalo

che si dissolvono

in un unico

esile

filo

di

fumo.

 

 
 

 

Riverbero

 

Milioni di aghi nei tuoi occhi

di balia che alleva amanti.

Soltanto con l'essere magici ritocchi

fai a ciò che ti appare davanti.

 

Ardente da fondere catene,

fragile come vetro di cornice,

divieni di carta una pallina

lanciata dal fanciullo con l'elastico

rapida verso il bersaglio

intenta, decisa a colpire

per togliere forza al travaglio

la noia e l'angoscia ferire

se voglia ti viene di dire

e ascoltare sguardi d'amore

che dall'abisso ci fanno salire

e fanno il solletico al cuore.

 

Secchio sul fondo del pozzo io giaccio

là dove l'assenza di te mi conduce,

attendo che il tuo viso s'affacci

e mi riportino le tue mani alla luce.

 

 
 

 

Faretto

 

Sferziamo i cavalli:

sfiorano gli zoccoli l'asfalto

e nugoli di polvere

ci avvolgono.

Svaniamo nell'ansia di ricongiungerci.

 

Giungiamo.

Si svelano i corni storditi di luce.

Laceriamo una maglia della rete

e finalmente palpitiamo.

Un lucchetto serrato

ci nega l'accesso al tempio inviolato.

 

Celiamo le nostre parole

in un fosso.

L'infinito va fino al tuo viso.

Custodiamo nel larario gli averi:

le mani libere scavano tunnel,

fanno scricchiolare le mura.

 

Ad un anello di ferro, in alto,

appendiamo i cattivi pensieri.

 

Ad un tratto si fa molle il mondo:

lo spazio s'espande,

il tempo si dilata,

la luce s'illumina,

s'alleggerisce il peso

dei miei affanni,

si staccano i piedi

e sono atto a volare.

Sacri sono i suoni

che mi palpano;

tiepidi i soffi

che mi scuotono;

miracolosi gli occhi

che mi fissano.

 

Più volte ritorno,

pellegrino speranzoso,

a inginocchiarmi nel consacrato luogo.

La tua immagine affiora nitida sulla pietra;

l'ammiro, la godo, la sfioro,

ma non riesco a staccarla,

a cingerla, a stringerla

per lasciarle un'impronta di me.

 

 
 

 

Firmamento

 

Ti ho sistemata

sul trono

nella reggia della mia mente

assistita e ossequiata

per tutto il santo giorno

da servili sudditi pensieri.

 

Una processione di schiavi,

tutti col mio volto,

ha deposto ai tuoi piedi

in vassoi cesellati

i meritati doni:

una tazzina di porcellana

con le lacrime versate

nel saperti irraggiungibile;

un otre gonfio di parole,

di sospiri e di canti

per augurarti la gioia;

un telefono che non squilla,

ma vibra sulla carne

per poterti sempre chiamare;

due candeline ritorte

per illuminare il tuo viso

con riflessi oscillanti;

la Via Lattea e tutto il firmamento

per evitarmi la fatica di scegliere

tra l'una e l'altra stella.

 

 
 

 

Focolare

 

Scampato alla bufera,

dai brividi scosso

e livido

m'accosto al focolare

dove il tuo fuoco

arde.

 

Lancia faville un tirso

mentre col soffio

ravvivo la brace.

Con cura acconcio i ceppi

perché più alta sia la fiamma

e più duratura.

Stendo la mia pelle ad asciugare.

M'appisolo quasi

immerso nel tepore

ritrovato.

 

D'un tratto si fa violento

il calore che mi avvolge,

le vampe consumano il mio corpo;

fatuo, effimero cerino,

nel bruciare scopro la mia essenza.

 

Mucchietto di cenere lieve

conservami in una minuscola teca

o disperdimi con un sospiro.

 

 
 

 

Scintilla

 

A quale tirso

ruberò la scintilla

che sprigioni la fiamma

da un monte

di fredda cenere

sepolta?

 

Tu fatti scintilla!

 

Esplodano in lava e lapilli

il mio sangue e le ossa

crollino muri

i fossati si colmino

sbarre e catene si fondano

si spezzino i lacci

si allarghino i ceppi

le reti si strappino

e le mani

le mille mani

che frenano

il correr nostro

si sciolgano

in un pianto

di cera.

 

 
 

 

Bagliori

 

Inseguo ricordi

come passeri

nei cieli

della mente.

 

Li raduno

su un cavo

dell'alta tensione

e godo

del canto

di ognuno.

 

Poi, un frullo

e via

a mutarsi

in chicchi

sgranati

di sole.

 

 
 

 

Galleria di luce

 

Scoppiano rami di ciliegi

nell'azzurro

molle l'anima s'adagia

su fiocchi soffici di neve.

 

Una galleria di luce c'invita

vi voliamo

i verdi capelli del segnato sentiero

si scompigliano al vento dell'ali.

 

C'impigliamo nell'intrico dai petali

abbagliati

scaglie di sole celano

i nostri intrecci di rami danzanti.

 

Racchiudimi nel tronco più straziato

perch'io sfugga alla lama del gelo

e spunti petalo primaverile

con un soffio d'amore d'aprile.

 

 
 
IO + TU =


Ogni onda

un'altr'onda

genera

e la risacca

un sughero inerme

ofre ora

ora strappa

alla sabbia sperata

che in granelli dorati

cela

fervide scaglie di sole.

 
 
 
NEVICATA


Fiocchi lievi

velano

l'agili ali,

frenano

il volo.


Lo sconforto ti prende

e chi attende

s'arrende.


Ti scrolli

e il volo riprende.

Ti accoglie

chi attende.


Ti dona un "uguale"

che poco ti vale

e allunga le dita

a rubarti la vita.

 
 
 
FLASH 


Sgranocchio piano pensieri inani

che come foglie secche s'accumulano

posandosi ai piedi delle mani

spogli rami al gelo vibrano.


Ti fisso sul tornio e ti modello

il viso in forme nuove si compone

io mi sento a Dio fratello

e Musa tu mi dai l'ispirazione.


Affonda il pollice nella rosea gota

e uno spicchio di luna s'accenda se ridi

sboccia una bocca sul sole che ruota

s'alza un concerto dai tiepidi nidi.


Nell'angoscia diuturna sprofondo

al ritorno nel buio del mondo.

 
 
LUCIFERO


Affilati ghiaccioli

nei tuoi sguardi

e nei ferri

della ringhiera


e i miei pensieri

si ravvolgono

in trecce

che nessun pettine

dipana.


Incubi, veglie,

accuse di sevizie,

oasi sfuggenti

in miraggi ardenti.


POI... un diavolo

depongo sul tuo tavolo

e con guizzo rapace

ti strappa la pace.

 
 
 
FIACCOLA


Col braccio ben teso

ti tengo stretta in pugno

e tu rischiari il sogno

attorno a noi sospeso. 


Illumini la mente

le volte e lo scalino

riaccendi nel camino

le braci a lungo spente.


Debole fiammella

temi il vento d'un respiro

ricordi a me che ammiro

il vibrare di una stella.


Poi fiamma alta e forte

competi con il sole

in luce e in calore

e dai fortuna alla mia sorte.


Messa nel sostegno

soffondi un placido chiarore

che vela ogni rossore

che scioglie ogni ritegno.


L'anima si rilassa

son dolci gli abbandoni

la vita porge doni:

raccoglili a man bassa!


Si fa vago il reale,

i corpi si vanificano

e le ombre palpitano

poggiate sul guanciale.


Oh vita che sali

dalle viscere

più profonde e nere

estenua gli attimi fatali,


fruga in ogni angolo,

in ogni crepa insinuati

chè brividi inusitati

salgano per ogni spigolo.


La bava d'un giustiziere,

o fiaccola

sola e piccola,

ti potrà domani spegnere,


ma il tuo riflesso,

caldo e levigato,

nei muri è penetrato

e io ci vedrò lo stesso.

 
   
A TE


La pupilla s'attarda

nell'inseguire

un batuffolo lieve

di polline diafano

in sinuoso volteggio

librato

da un sospiro.


Accarezza, poi,

una mano

di bacche rosse

trapunta

da un ago di sole

che scocca

da un cuore

sbocciato

come un fiore

nella serra

del tuo amore.