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Otto punti

 

Otto punti bui

da cercare

 

Otto punti scuri

Da chiarire

 

Un punto solo

sole

Per illuminare

Riflesso di brillante

Tu

 

 

 

Timore

 

Ieri

 

Svolgeva la luna il suo velo nuziale

sul brivido lieto di acque lacustri.

 

Oggi

 

Marosi rampanti, flutti tonanti,

turbini, vortici, gorghi,

schiume ritorte, alghe sfregiate,

flagelli agli scogli, risucchi,

grotte di costa svuotate,

mulinelli di torbide sabbie,

sfrenate danze di gusci,

lotte urlanti di sassi.

 

S’ode di fuori

il furore squassante del cuore?

 

 

La croce

 

Ti fece eterna già Simon senese

mentre t’investe il soffio dell’annuncio

dell’angelo divino in te fidente:

il busto e il capo volgi e li ritrai

gli occhi muti, senza sangue il viso

sulla bocca spento ogni sorriso,

minuscola ti fai, tendi a svanire.

Ah, aria, vuoto, nulla divenire!

Perché prescelta io?

 

Quant’è bella la croce sospesa

Sul tuo petto! Come pesa

La croce ch’io addosso ti metto,

o Musa!

 

 

Altalena

 

Ombra di un raggio di sole


Ricciolo a spasso sul viso

il ciglio destro è diviso

 

Segno che l’animo sparte

né del sì né del no si fa parte

 

Onda lieve che bacia la spiaggia

e poi si ritira malvagia

 

Altalena che balza nell’aria

poi torna sul suol solitaria

 

Gonfia vela che nave trascina

poi senza vento da sé s’ammaina

 

Mano aperta ad accoglier la rosa

si chiude sdegnosa a sentirla spinosa.

 

 

L’ispirazione

 

Spargo sul tuo prato verde

i miei pensieri come semi

pavida in cuore tu tremi

per il vento che il germe disperde.

 

Colgo sul tuo prato fiorito

i colori d’anemoni e gigli

profumi di fresie e di tigli

Dal cielo mi sento rapito.

 

Volo appeso al tuo sguardo ed ascolto

dolci suoni di note divine

Troppe stelle mi sono vicine

da me stesso son tutto distolto.

 

Nel tuo spirto m’immergo giulivo

e versi su versi ti scrivo.

 

 

Arcobaleno


Ti precede l´arcobaleno
Si disegna nel cielo
o sul tuo volto?
Trafelata percorri
il tempo mancante
alla chiusa che blocca
il deflusso del vivere.

Ti sfiora l´ala di un angelo
a toglierti  l´ansia venuta.
Non la vedi e la scacci
come briciola minuta.

Gelosa una nuvola
Ti toglie ai mortali

Siam vivi? Siam veri?

Riappari più bella che mai
Un attimo, poi ti dilegui
in mille colori ti spargi
e lasci che l´animo affondi
nel lago smeraldo
dove danzi
dischiusa ninfea.

 

 

Spicchio di sole

Cigolando risalgo dal fondo nero
del pozzo legato alla tua mano fatata.
Giunto al sommo m´investe
la tua candida alba
e alba mi fai.
Da ogni poro scocca un dardo d´argento.
Specchio del sole
mi rendi rovente
ogni fibra m´infiammi
mi friggi la mente.
M´innalzi surfista su onde abbaglianti
m´avvolgi di schiume candenti
mi copri di scaglie micanti.
T´inseguo, scia luminosa,
ti percorro guizzante.
Scannerizzo il tuo viso
digitale lo serbo in memoria:
dagli occhi si versa l´anima chiara
dove leggo parole a te stessa donate.
Lampi, bagliori, brillii,
mi colmi di luce
svanisco.
Pulviscolo d´una stanza in penombra
mi dà vita un tuo sguardo.

 

 

Martire

Tu

  faina assalita

da cani affamati

azzannata

sbranata

cuore palpitante

nel petto squarciato.

 

Io

Sebastiano trafitto

da punte affilate

Lorenzo arrostito

su braci soffiate

Bartolomeo scuoiato

da mani arrossate.

 

Tu vergine

io martire.

 

XIV febbraio

San Valentino lo so perché tanta neve
sul nostro prato semini lieve
sulla torta cospargi lo zucchero a chili
cielo e terra Tu cuci con esili fili.

Venne un giorno da molto lontano
una donna con un talismano
gli occhi pieni di fulgide stelle
di vivida ambra placcata la pelle.

Brillanti, smeraldi, rubini e zirconi
topazi, ametiste: offriva i suoi doni.
Nettare e ambrosia con una magia
rendeva parole mutava in poesia.

Come fragile vetro un uomo l´accolse
le lustrò l’anima ogni ombra vi tolse
di pensieri annodati il corpo le cinse
con polvere d´oro nel ciel la dipinse.

Giove e Ade voleva imitare
che le loro amate poteron rubare
ma rimase la sua una pia illusione:
del dio non aveva del destino il timone.

E Tu Santo che leggi nei cuori
togli l´audio a tutti i rumori
stendi un telo di soffice ovatta
e là sotto l´amore s´acquatta.

 

 

Tango

 

Avvolgerti

nelle spire d’un tango

Trafiggerti

coi suoni d’organetti flessuosi

Colorarti

di rosso  di nero e di carne

Fasciarti

di sguardi ingordi

Legarti

Con fili di luce

Stamparti

sul corpo il profilo del mio

Stordirti

coi trilli di mille uccellini

Suonarti

come corda di chitarra

Rabbrividirti

Con brezze odorose

Spalmarti

l’anima di  miele

Immergerti

In una tinozza di panna

Venirti

addosso come un’onda

Trascinarti

con  un’alluvione di note

Amarti

come t’amo.

 

 

Caffè

Macinato
dal vortice
dei tuoi iridi
grano su grano
mi dispongo a cono
nell´imbuto d´acciaio.

Col calore
del tuo cuore
bolle l´acqua
Mi penetra
mi scotta
mi ruba l´aroma
si fa nera.

M´arrampico
cantando
sul trampolino
Mi tuffo
in un mare
schiumoso.

Versato
nella tazza
finalmente
ti raggiungo
Ti sfioro le labbra
t´accarezzo la lingua
Scendo
nel petto
a ravvivare
le fiamme
 dell´amore.

 

 

Oro

Oro oro oro
dovunque t´esploro
non trovo che oro
Tutta sei d´oro.

D´oro è il tuo viso
D´oro il  tuo naso
D´oro gli occhi
e pur gli orecchi.

D´oro è il cuore
e il suo rumore
È d´oro il tuo riflesso
e l´ombra che porti appresso.

In mezzo al coro
soltanto tu sfavilli
Come nel Toro
Aldebaran tu brilli.

Divina messaggera
di luce sei sorgente
Non cala mai la sera
se
mi entri nella mente

Il Ciel ti mette in mostra
per darsi più valore.
Mi gira come giostra
Il tuo alito d´amore.

 

Rondine

Attesa dopo mesi di gelate
di chiuse finestre e di pigrizie
ostenti bancarelle di delizie
colme di leccornie prelibate.
E m´ammalii con la voce di sincera
annunciatrice di ventura primavera.

 

 

Pietra

Tu
pietra
ungarettiana
così impenetrabile
al mio amore.

 

Stella polare

 

Inchiodarti là

in quel punto del cielo

Là al posto della stella polare

per trovarti sempre là

ogni volta che voglio vederti.

Sempre là.

 

Per non patire più lo strazio

di questa luna ora accesa ora spenta

Per non essere più cielo

piangente orfano di Venere

Per non scopare più nubi

davanti all’uscio di Sirio

Per inseguire te, aquilone di luce,

che m’ìnghiotti

nella concava immensità della notte

dove esplodo in miliardi

di minuscole scintille.

 

 

Officina

 

Picchio in testa

M’ingolfo

Singhiozzo a freddo

Il filtro è sporco

Il faro è spento

Una gomma è sgonfia

un’altra è liscia

Ho poco olio

Son quasi fuso

Perfino il clacson

non suona più.

 

Raggiungo a strappi

la tua officina

Con uno sguardo

mi rimetti a nuovo

Mi rendi rombante

scattante

brillante

Mi cambi il volante

Mi fai il pieno d’energia

e la via

è di nuovo tutta mia.

 

 

Occhio di seta

 

Squarcio il bagliore abbagliante del volto

e m’inoltro nell’iride divino

d’ogni luce fonte e di calore.

 

Pelle di lepre manto di pony goccia di miele

il tuo occhio di seta mi sfugge

ne seguo la scia ne sento il fruscio.

 

 

Fiore di pesco

 

T’ho visto fiorire

su un ramo di pesco

esploso sul verde del grano.

 

Ti vedrò ciondolare

come un frutto maturo?

 

Sfiorerò lentamente

la tua buccia odorosa?

 

Saggerò la dolcezza

della polpa succosa?

 

Quale destino attende

un fiore di pesco?

 

Quale destino spetta

a me

coltivatore per diletto?

 

 

L’abbraccio

 

T’ho abbracciato finalmente

a lungo a lungo intensamente

Due braccia cento braccia

e la faccia sulla faccia.

 

Il corpo ho indossato

d’un’amica e t’ho avvinghiato

Sei caduta nell’inganno

poco attenta al grande affanno

che gonfiava il mio torace

per lo scoppio della pace.

 

Due cuori un solo cuore

ed un unico rumore

Solo un’anima riflessa

dalla luce di se stessa

Il mio corpo al tuo sì stretto

come il pollice al tubetto.

 

Un abbraccio assai bramato

Come da un cono il suo gelato.

 

 

La guerra

È
qui la guerra
tra le mie arterie e le mie vene:
l´esercito dell´Anarchia si scontra
con quello della Libertà.
Vanno all´assalto gli Anarchici
avanzano impavidi
ghermiscono la preda.
Le truppe dei Liberi
respingono l´attacco
fanno indietreggiare il nemico
lo costringono alla difesa.
Riprendono vigore
i soldati Arteriosi
Lanciano bombe
colpiscono a volte l´obiettivo
producono qua e là crateri.
I Venosi rinforzano le difese
scavano trincee
bloccano le incursioni.

La città è assediata
ma resiste ad ogni affronto.
Come prenderla?
Come conquistarla?
Un kamikaze anarchico
saprà colpirla al cuore?

 

Dolce Creatura

Aggiungo un´alunna sul registro
Ne scrivo il cognome e il nome
con mano ferma: Creatura Dolce.
Le assegno il primo banco a sinistra
della seriosa cattedra dove siedo.
Dolce è brava e bella!
L´alunna è attenta e ben disposta
Ha ottime capacità di comprensione
Apprende facilmente e s´esprime
con proprietà e chiarezza.
E´ educata, socievole e solidale
È un modello di diligenza.
La osservo attentamente
Ne studio ogni postura
Dal buio dei capelli affiora
la luce rilucente del suo volto.
Le insegno con impegno
come si tengono gli alunni
come si crescono i figli
come si affronta il futuro
Tutte cose che non so.
Lei mi ascolta interessata
Poi mi dice che il mondo
è diviso tra buoni e cattivi.
Non sa ancora dove mettermi:
ora con i primi ora coi secondi.
Vorrei spiegarle che c´è
solo un Bene assoluto, Dio
e solo un Male assoluto, Satana,
ma non lo faccio.
La invito a proseguire audace
sulla strada del futuro.
Il destino le dispensi
cornucopie stracolme
di ogni bene;
piova manna sul suo corpo;
fioriscano fiori al suo passaggio.
È un´alunna troppo "in gamba"
per rimanere in questa classe:
la proporrò per un salto.
Io professore seguirò
un corso d´aggiornamento.

È vero ch´io brucio come un tirso
Ma sei tu che m´accendi.

 

 

Orbita orba

 

Esplodono pure gli occhiali se appari

dall’orbita esce la lente

come un occhio che in fuori si stende

nel vedere spettacoli rari.

 

Spavento, tremore, improvviso rumore

cascate di sangue nel cuore.

 

La mano

La mano

 

Ho una mano che parla

parole d’amore.

 Ho imparato ad usarla

 quando forte è il timore

 che tremi la lingua

che il labbro balbetti

che il fuoco languisca

non bruci nei petti.

 

Ho una mano che parla

muovendo le dita.

Son pronto a donarla

se uno sguardo m’invita.

Piegando le nocche

nel palmo risuona

come quando due bocche

divengono una.

 

Tu tienila stretta

non farla tacere

non fare che smetta

di darti piacere.

Sa solo scandire

sillabe belle

dolci a sentire

come le caramelle.

 

Girotondo di lucciole

 

Mi chiami e non rispondo

ti chiamo e non rispondi

smarrita Cassiopea.

 

Non mi resta che questo

singhiozzante girotondo

di lucciole intorno a Giove

quel carro splendente

che percorre i tratturi

della mente.

 

D’un tratto mi scagli

due dardi filanti

scaglie scintillanti

del tuo fuoco riacceso.

 

Il desiderio s’avvera

ora è lì tra le tue mani.


 

Lucciola o farfalla?

 

Ma come hai fatto a tramutarti

nel faro d’una lucciola

che si crea e si annulla

sotto gli occhi miei

dovunque li rivolgo

tu che sei stata col sole

farfalla irrequieta

sul fiore d'ortensia?

 

Ai tuoi occhi cresciuti, alla bocca, all’anima bella

 

Nei tuoi occhi tanto vasti

l’infinito ci sta largo.

La tua bocca più d’un’arnia

serba fuso l’oro dolce.

La bell’anima tracima

dalle ripe tue carnose

si espande, mi sommerge

ago di pino, piuma, guscio d’uovo

mi trascina giù nel fondo,

lì lo spazio si fa nullo,

il tempo presto muore

 tutto si stringe in uno:

l’ieri, l’oggi, il domani,

il qui, il qua e il là.

 

 

Orefice

 

Pagliuzza lucente tra la nera

sabbia del fiume prigioniera del vaglio.

Lingotto superbo nello spesso forziere

del caveau segreto d’oltralpe.

Gioiello che prendi forma

nelle mie mani d’orefice.

 

 

Noi siamo

 

Siamo noi

vimini intrecciati

nello stesso canestro,

lancette ruotanti

sullo stesso quadrante,

remi piangenti

di barca solinga

filante sull’onda,

zampette di filo

di quest’unico passero

che canta e balla

nel sole.

 

 

SMS

 

Ho imparato per te a scrivere

con i pollici versi,

a cercare caratteri

come lenticchie nel mucchio

per vederli affiorare

sul tuo viso di perla.

Il tocco di un tasto,

soffio su luce di cera,

e il testo svanisce.

Volo da te.

Con un trillo ti scuoto

o mi snodo serpente

nella tana assopito ?

Sotto la pelle ti verso

il mio sangue ad inchiostro,

si sparge e disegna

una fiamma che guizza:

ravviva la speranza nel domani,

dona il calore delle mie mani.  

 

 

Ho solo

 

Non ho più voce per dire il tuo nome

non ho più forza per stringere l’aria

non ho più sguardo da volgere al vuoto.

 

Sola mi resta una goccia

dell’acqua che bevvi

alla fonte tua magica e santa

 

 

Danae

 

Orecchi tappati

occhi bendati

cuore scudato

prigioniera

di un sarcofago di piombo

occultato

nella camera segreta di piramide

sommersa

dalla sabbia

non ti giunge

il mio grido d’aiuto

né ti sfiora

il mio flebile lamento.

 

Mi farò pioggia d’oro

per colare tra i pori della terra

o sisma squassante

che le viscere del mondo

ricaccia al sole?

 

 

Scoglio

 

Roccia

che onda schiaffeggia

che schiuma accarezza

bagnata dal mare

asciugata dal sole

scavata dall’acqua

e dall’acqua riempita

contro di te urla il nemico

con te spettegola l’amico

ieri

mi sostenevi

proteso negli azzurri

oggi

mi sputi addosso

il tuo dolore.