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AAntologia di testi poetici di autori italiani e stranieri
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Consolazione
Théophile Gautier
Non stupirti poeta , se la folla sdegna l’ascesa all’apice dell’opera: la folla è acqua che fugge le altezze, dove non c’è livello, non arriva. Non darti pena invano per piacerle, non far gradini al tuo arduo pensiero: le scale non aiutano gli zoppi. Che il picco solitario scali il cielo: con un sol colpo d’ala ci andrà l’aquila, col piede sulla neve eterna la neve vergine, di puro argento
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Addio alla poesia Théophile Gautier
Mio angelo caduto, reclina l’ala rosa, lascia la veste candida e l’aureola: bisognerà dal cielo dove osavi salire filare come stella, piombare nella prosa:
Che il tuo piede d’uccello si posi sulla terra: cammina, non è il tempo di volare, chiudi in cuore il tuo tesoro di musiche, che un poco la tua arpa si riposi. |
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Preistoria Cesare Viviani
Una sera, quattromila anni fa, fu scritta la prima poesia. Il mattino dopo, gli alberi pieni di luce furono i recensori
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Astronomia per due Cristoph Wilhelm Aigner
Sotto la piccola città serpeggia nella nebbia Il cielo un fuoco d’artificio raggelato Venere era esplosa in Scorpione Sullo sfondo il fruscio del nostro sangue
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I
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Il cielo questa notte
Tomaso Kemeny
Il cielo questa notte il loro fuoco etereo nutre il tuo sguardo che per me solo rifulge. Un fremito di gioia lunare m’inargenta il sangue quando l’immagine del tuo corpo appare lussuriando senza fine… |
Luna Vivian Lamarque
Disabitata la Luna? Ma è lei il suo bianco abitante. Condomina e casa abitante e abitata inquilina pallida finestrella affacciata |
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Tempo di guerra Alba Donati
Non tornò a casa il suo corpo perché non tornavano a casa i corpi in tempo di guerra.
Dovevamo avere sentimenti così grandi da contenere il vuoto
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I Feriti Tiziano Rossi
Non più la consolatrice degli afflitti… e allora stanno i feriti in abbandono a sospirare che appena guardano di qua e di là, e poi volando per l’aria come fior di farina uno si perderà e si quietano cento. Ci fosse il paradiso, bella cosa che chi ci andasse ci va e riposa |
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A lungo fui prigioniero Walt Whitman
A lungo fui prigioniero della vita che si mostra. Delle cose che si fanno in casa, per strada o in compagnia. I soliti piaceri, le convenzioni a cui tutti si adeguano e che gli scrittori celebrano. Ma ora conosco una vita che non si mostra, eppure tutte le altre racchiude. E, fuggiasco, celebro ora quella vita nascosta ma sostanziale. Io celebro il bisogno dell'amore dei compagni |
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Conchiglia Ted Hughes
Il mare mi riempie l’orecchio di sabbia e di paura. Puoi lavar via la sabbia, non il verso spettrale e la minaccia del mare che mi dà la caccia
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Balena Ted Hughes
Oh ascolta della balena la colossale canzone! Più flessuosa della lingua di un soprano e selvaggia come una mano tra corde d’arpa, tuffandosi nel mare ella canta |
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Sirena Ted Hughes
Chiamala pesce, chiamala ragazza, chiamala perla pazza di un’ostrica sugosa nel suo piatto di madreperla rosa, che con le labbra laccate di melma gorgogliando s’attarda a sorseggiare il mare |
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Frumento Giancarlo Consonni
Ecco già l nuovo frumento lo attanaglia la brina e attende la candida cura. La terra le talpe accoccolate si assopisce. Sogna i mille violini delle reste le instancabili ole di giugno
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I
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A un passante Hugo Von Hofmannsthal
Tu mi hai svelato cose che in me tenevo segrete, sei stato per le corde dell’anima il sussurro notturno del vento
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E fammi vento Salvatore Quasimodo
E fammi vento che naviga felice, e seme d’orzo o lebbra che sé esprima in pieno divenire.
E sia facile amarti in erba che accima alla luce, in piaga che buca la carne |
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Un girasole Giuliano Zincone
Marco, la voce sorda dell’assenza ti carica la penna di bestemmie. Siccome piangi il tuo ragazzo morto tu scrivi ch’è immorale fare figli per condannarli ai sassi della vita. Vieni al mondo con urla di dolore, il dovere di nascere t’ammazza: questo è il nostro mestiere, amico mio. Marcisce nella notte il girasole sbocciato tra bagliori d’allegria. Perché (se la memoria non m’inganna) anche agli umani piace far l’amore? |
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Fisarmoniche Attilio Lolini
Domandavi:a cosa servono i giorni? A futili partenze a inutili ritorni. Fogli da mettere in fila fuochi calanti fisarmoniche quando il cielo ci copre come una scatola rotta
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Notti dei davanzali Lucio Piccolo
Notti dei davanzali: scendeva la vallata con l’erbe della montagna lontana sui canali dell’aria appena mossa dal vento… notti della verbena che tocca ogni grana, che sale come per gonfia vena di struggimento ignoto
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Rondinella Tommaso Grossi
Rondinella pellegrina che ti posi in sul verone, ricantando ogni mattina quella flebile canzone, che vuoi dirmi in tua favella, pellegrina rondinella? Solitaria nell’oblio, dal tuo sposo abbandonata, piangi forse al pianto mio, vedovella sconsolata? Piangi, piangi in tua favella, pellegrina rondinella |
I
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Agreste o le lucciole Gabriella Sica
E s’accendono allegre come le stelle nella notte già estiva le lucciole, inseguono il miracolo i bambini nella piana del lago di Burano.
E non sanno perché oggi spegnere si devono se incolumi da secoli quei guizzi tremuli di luci vere al buio tra le maggesi e i fossi. |
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Faina Giancarlo Consonni
Che noi dico di noi di un tempo si sia scomparsi si può capire.
Ma la faina l’accorta infida sgradita agguerrita faina che sia sparita questo fa pena. |
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Siete neve? Vivian Lamarque
Siete neve? Per questo scendete? O siete pallidi fax dei nostri pallidi Assenti? Stralunati cia a a a o o o o… bianchi fazzoletti da lontani finestrini di cristallo?
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I
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I giorni dei morti Vivian Lamarque
Cara terra nostra futura copertina gentile non in tinta unita a fiori e foglie i ricami preziosi coi quali ci dirai per sempre buonanotte. |
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L’altrove Attilio Lolini
L’oscurità irrompe nascondiglio dei giorni entrati nella casa dalle finestre schiodate
com’era o come non era guarda qui e altrove sta la notte oscillando alla sua fune. |
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Natale nell’hinterland Milo De Angelis
I treni della Certosa restavano lì, spirituali. Poveri cristi invocavano qualcosa, forse un dio delle rotaie, Mariarosa, un aranceto, un miracolo davvero segreto univa migliaia di orologi al fiore delle origini.
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Aspettiamo Pablo Neruda
Vi sono altri giorni che ancora non son giunti, che si stanno facendo, come il pane o le sedie o il prodotto delle farmacie e delle officine: vi sono fabbriche di giorni che verranno: esistono artigiani dell’anima che sollevano e pesano e preparano certi giorni amari o preziosi che d’improvviso giungono alla porta per premiarci con un’arancia o per assassinarci di colpo |
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Se il tempo è montagna Giusi Quarenghi
Se il tempo è montagna di sabbia – che passi grano su grano E se è dolore che deve venire – sia grano su grano su grano Del tempo i minuti sono il viatico La sua pietà – la mia ossessione
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Autunno Bruno Lauzi
Perfette giornate le mie, ma il corpo allarmato segnala le prime avarie… Perché dunque vita lusinga a non disarmare le voglie, se questo magnifico autunno è tutto un cadere di foglie?
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Fu tanti anni fa Bertolt Brecht
Fu tanti anni fa ed al presente di lei non so più niente di lei che un tempo mi era tutto. Ma tutto se ne va.
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Troppo pochi i mattini Emily Dickinson
Troppo pochi i mattini, scarse le notti. Non c’è alloggio per le gioie che sulla terra scendono per stare, ma non trovano albergo e son già via |
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Io più di tutto Sergej A. Esenin
Io più di tutto amo la primavera. Amo la piena come torrente precipitoso, dove per ogni scheggia, come un vascello, c’è un tale spazio, che non lo misuri con l’occhio
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Svuotato tutto quel che ero Raffaele Bazzani
Svuotato tutto quel che ero e che non sono mai stato scruto tra le nebbie e negli albori un po’ di oggi e un po’ di ieri nella certezza che ci sarà domani |
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L’orso Luciano Erba
…dovevi imparare dall’orso che cosa? la solitudine dei boschi, la monogamia oggi non puoi essere che un orso di pezza un bigio orsacchiotto in braccio allo stato sociale |
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Come le cose di terracotta Reiner Kunze
Volevamo essere come le cose di terracotta Esserci per quelli, che prendono il loro caffè di mattina alle cinque in cucina Appartenere ai tavoli semplici Volevamo essere come le cose di terracotta, fatte di terra dei campi E in modo che nessuno potesse usarci per uccidere Volevamo essere come le cose di terracotta in mezzo a tanto acciaio che rulla
Saremo come i cocci delle cose di terracotta: mai più un insieme, forse un balenare nel vento |
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È lì scheletrita Giancarlo Consonni
È lì scheletrita la libertà che il vilucchio si è presa.
Titinna nel buio dei semi l’attesa.
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Stare leggeri Giancarlo Consonni
Come quando la vita ti bastona e uno respira piano per non fare male all’aria |
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Decisioni minime Juan Octavio Prenz
Trapianteremo branchie agli uomini Per quale fiume o mare?
Metteremo lo le ali Per quale cielo?
Riusciremo a eliminare la morte Per quale vita?
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Ma tu sei un dio nascosto Alida Airaghi
Ma tu sei un dio nascosto. Oppure solo stanco: e vorresti confonderti, bianco nel bianco; arrenderti, non esserci. Invece stai al tuo posto
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Talvolta per vivere Caterina Zauli Pisa
Talvolta per vivere ci basta poco uno sguardo fra mille ed è subito gioco la fronte si bagna di fuoco e sudore plasmabile diventa il ferro del cuore ed è subito gioco antico d’amore tentare per vivere quegl’occhi e quel cuore |
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Lasciate il foglio bianco Alfonso Gatto
Lasciate il foglio bianco, disegnate una croce nera. Vedete, è questo il mare del Polo dove non scende mai la sera, dove ognuno è solo, l’uomo, l’orso, la foca, il cielo…
E bianco bianco è tutto il vostro foglio ove ogni segno scompare, ove resta solo il cielo così sereno, così spoglio, come un mare che sogna nel mare
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Ciottoli Ted Hughes
Dove ricade lo spruzzo schiumoso stiamo noi sassi.
Di terre che uscirono con impeto dal sonno e si chinarono come animali a placare la sete nel ritrarsi dell’acqua noi siamo le ossa
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Il prato non splende Roberto Roversi
Il prato non splende, non è corrusco. E’ un prato dimenticato, su cui va a rintanarsi il sole quando ha il fiato corto per la corsa e sta ansimando. Perché il sole, anche lui, è vecchio. Sopra al prato ronzano nuvole leggere che alle volte si aprono e lo coprono, questo sole, mentre disarmato riposa; lasciandolo freddo. |
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Mare lungo Corrado Calabrò
Giunge chi sa da dove questo mare forastico. Morbide e placide ondate s’allungano una sull’altra, come cera fusa.
Entra, onda a onda, nell’udito, come un ultrasuono, questo mare silente.
Entra, onda a onda, nella mente come un male dell’anima
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Ritorni Giuliana Rigamonti
All’improvviso un vento increspa. Moriremo così, dici, mano nella mano. Le finestre sbattono e il mare è una bava bianca: il toro si avventa dentro la bocca delle grotte
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Compresenza Corrado Calabrò
Sei come un fiume azzurro, dall’omero all’onda del tuo fianco… Sei come un fiume, come un fiume lento. Portami con te, stretto al tuo seno. Semplicemente scorri nel tuo tempo senza cessare d’essere dov’eri. Dalla gola all’onda del tuo ventre…
Sei come un fiume, come lo Yangtze. Portami via con te, stretto al tuo grembo |
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Parole silenziose Emilio Villa
Sono incantate finestre sul fondale del mio cielo dischiuse le parole: disumanate e mie.
Quando sono stanco di morire in questa buia stanza prode mi dischiarano remote e lisce.
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Senti di nuovo Silvio Ramat
Senti di nuovo il sospiro il ronzìo rumori che credevi seppelliti senti il sussurro e ogni tanto lo stridere per un inciampo – sono loro, i vecchi pennini, è forse il mondo che ritorna agli inchiostri – non mancherà il colore – e questo, che non vedi, è solo un campo di vecchi, una riserva rara, eterna. Li tiene insieme un compito: copiare in bella i cento quaderni confusi delle loro esistenze. Ascolta e impara |
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Fuori Bartolo Cattafi
Tirarsi fuori della nube impura (anni nomi macerie macinate) nei polmoni stagnante nella mente aspirare con l’aria ventilata il pulviscolo astratto del futuro
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Bacche Giancarlo Consonni
Piracanta asparagina pungitopo rosa canina screzi di scricchi scatti di svoli.
Si dà tocchi di rossetto furtivi furori il pallido inverno.
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I boccioli carnosi Giancarlo Consonni
I boccioli carnosi del prunus sfidano le gelate e preme nella forsizia l’annuncio della luce.
Hanno il sonno leggero li sveglia il paso felpato dei Magi. |
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Primula Giancarlo Consonni
Foglie aduste, nodi contorti fruscoli, arbusti, pelle di serpe lenti fumacchi, fuochi negli orti.
La primula sa quanto deve all’inverno
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La casa dei miei genitori Carmen Yánẽz
Un limone nel cortile è ancora il sole che gocciola alle mie spalle quasi a compromettermi di lacrime l’infanzia e la memoria o un giocattolo affidato alla miseria dell’oblio
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E’ un reato sedersi Rafael Alberti
E’ un reato sedersi al mattino a udire la parola delle fonti, diventare un rumore, essere l’eco di un sussurro infinito assorto in sé?
E’ un reato far scivolare sugli alberi lo sguardo, e poi calarlo giù dai rami, rovesciarlo sul prato, distaccarlo da un fiore per fissarlo su altri fiori? |
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Cari gerani Michele Sovente
Cari gerani in fuga accarezzati.
Care impronte di chi non c’è più avidamente annusate.
Cari sorrisi e visi più dell’aria cari.
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20.8.1981 Antonio Porta
per caso mentre tu dormi per un involontario movimento delle dita ti faccio il solletico e tu ridi ridi senza svegliarti così soddisfatta del tuo corpo ridi approvi la vita anche nel sonno come quel giorno che mi hai detto: lasciami dormire, devo finire un sogno
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La signora baciatrice Vivian Lamarque
Era la sua baciatrice preferita. Con lei si appartava un momento dal mondo, poi vi ritornava. Era felice la baciatrice? Oh sì, e anche il signor baciato lo era, e anche i baci di essere dati tutti i conti erano tornati
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L’ultima scorta André Frénaud
L’ultima scorta è fuggita…Dov’è? Il mio amore sei tu, nessun altro all’intorno. I cavalli si involano, le redini, i sogni. Gli occhi degli amici… Per forzar le mie catene, i tuoi seni e le tue labbra. Addio miei campi. Il mio amore sei tu. |
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Muro, scrostato muro Guido Cernetti
Muro, scrostato muro, muro senza scritture. Nel suo silenzio è scritto logòtipo in apparente l’insolubile enigma.
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O gambe femminili! Guido Ceronetti
O gambe femminili! Arpe strappate ai suoni, foreste diserbate… V’hanno umiliate in ceppi feroci di calzoni
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Lo so, non sono un pozzo Silvio Ramat
Lo so, non sono un pozzo senza fondo le energie, un po’ alla volta si consumano, e la curiosità che i sensi accende. Viene l’ora dei quasi casti affetti: fiori al balcone, una bottiglia in serbo tra polvere e memoria, necessaria. E’ amore anche il vissuto dell’amore |
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Nel paradiso ho disegnato un’isola Odissea Elitis
Nel paradiso ho disegnato un’isola a te uguale ed una casa sul mare con un grande letto e una piccola porta Ho gettato un’eco nelle acque profonde per guardarmi ogni mattina quando mi sveglio per vederti a metà passare sull’acqua e a metà piangerti nel Paradiso
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Le strida di ragazze stuzzicate Paul Valéry
Le strida di ragazze stuzzicate, gli occhi, i denti, le palpebre bagnate, il dolce seno che gioca col fuoco, il sangue che brilla a labbra arrendentisi, gli ultimi doni, le dita a difenderli, tutto va sotterra e torna in gioco!
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Il vento cala e se ne va Nazim Hikmet
Il vento cala e se ne va lo stesso vento non agita due volte lo stesso ramo di ciliegio gli uccelli cantano nell’albero ali che voglion volare la porta è chiusa bisogna forzarla bisogna vederti, amor mio |
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Un solo tuo sguardo Carlo Mazzantini
Un solo tuo sguardo è un dono e una ferita non volgerti non prendermi per mano ardere potrei come una foglia
Lascia che ti segua tu che vai intangibile nel sole e non altro esser vorrei che l’ombra di una fronda che un attimo trascorre sul tuo viso
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Si allontanava Carlo Mazzantini
Si allontanava col suo passo gentile nella luce declinante del giorno e pareva tutta la grazia del mondo fosse stata creata per farle corona
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Danni collaterali Giuliano Zincone
Angelica, la fame e la polenta ti portarono a Roma nella guerra, serva d’una famiglia senza pane. E tu andasti a cercarlo in camionetta nella stagione delle spighe verdi per me, che tu chiamavi sior putèo. Il caccia inglese s’abbassò, ruttava la stupida ferocia di un ragazzo: chissà quale vittoria avrà sognato dipinta sulla lucida carlinga assassinando il cielo del tuo sguardo. La mia patria è l’infanzia, e tu ci sei |
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Canino Attilio Lolini
L’alba malefica pare un’altra replica il sole un proiettore d’un pazzo operatore
m’alzo e sto male perché non ho niente nemmeno mi duole il penultimo dente
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E se piango Lorenzo Gattoni
e se piango dammi del vino e non ti voltare a guardare lo scoppio in galleria
raccogli i frammenti del tuono come fossero fossili
dell’eterno macello su scissile soglia il sorriso è una rupe che frana |
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Forse mi è capitato Dario Villa
forse mi è capitato di descrivere l’assordante violenza del vuoto, il lavorio da topo dell’alienazione, il punto in cui le parole non tengono, la nitida imprecisione dei sogni… ma il fine non l’ho capito, non ho trovato la frase, non ho risolto teoremi minimi, non dispongo di chiose per certi capitoli, non so glossare la morte |
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E se fosse Giancarlo Consonni
E se fosse quello svagare in altra stanza vicinanza di aria e pietra di dalie e orti se fosse prossimità l’altrove dei morti?
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Avevamo studiato Eugenio Montale
Avevamo studiato per l’aldilà un fischio, un segno di riconoscimento. Mi provo a modularlo nella speranza che tutti siamo già morti senza saperlo |
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Tutto hanno sempre Giuseppe Pontiggia
Tutto hanno sempre previsto gli oroscopi di fine anno tranne l’evento più certo per tutti. Lasciare il certo per l’incerto è la fortuna dell’oroscopo.
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Un consiglio Alfonso Gatto
Non date retta al saggio al maestro del villaggio al maestro della città, a chi vi dice che sa. Sbagliate soltanto da voi come i cavalli, come i buoi, come gli uccelli, i pesci, i serpenti che non hanno monumenti e non sanno la storia.
Chi vive è senza gloria
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Cantate con me Antonio Machado
Cantate con me in coro: sapere niente sappiamo. Arcano è il mare da cui veniamo, ignoto il mare in cui finiremo. Posto tra due misteri è il grave enigma: tre casse che chiude una perduta chiave. Nulla la luce illumina, nulla il sapiente insegna. La parola dice qualcosa? L’acqua, alla pietra, dice qualcosa?
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Filastrocca Alfonso Gatto
Avete visto che tutto è perfetto nel mondo come un bacio, la casa col suo tetto il bimbo col suo letto il topo col suo cacio?
Avete visto che tutto ha ragione nel mondo e si spiega il cielo col pallone la faccia col sapone il legno con la sega, l’alfa con l’omega? |
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Cacciato da te stesso Paul Celan
Cacciato da te stesso, non sfuggi a te, questo è il gioco, che i pini, colpiti dal sole, dànno alle ombre, dove si ammucchiano i peli ispidi
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L’asciugamo Charles Bukowski
tra non molto la cena e la boxe in tivù, più tardi una bottiglia di cabernet.
mica male, la strada per l’inferno |
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Malgrado tutto Michele Sovente
Incalza inesorabile il grigio delle metropoli. Dove fluttuava a luce trionfano l’ ossido di carbonio e l‘amianto. Tutto va sottosopra? Sempre più annotta? …ma iiio caaanto
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Nessuno di voi Ana María Navales
Nessuno di voi ha prolungato la sua ombra fino ai miei giorni. E quando provo a rinchiudervi in un verso il cuore non risponde
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Amelia Dante Mafia
Soffio sulla sofferenza del giorno tengo fuori il buio a calci a pugni con grida di maiale che ha ricevuto il colpo dello scannamento e non s’arrende strepita il buio no, il buio che tesse rapido sbatte violento nei pozzi trita la solitudine ne fa bottino solido ferita fetida luna invisibile di noia
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Cosmografia improvvisa Mario Luzi
La purità dell’essere – ne aveva e non ne aveva lui barlumi di prereminiscenza… o no, forse era desiderio, imago. A un tratto s’incendiò in fondo ai suoi pensieri quel mare di materia luce aria, gli entrò nel labirinto e in ogni cavità del crani quella musica, quello splendore – era però o pareva aleatorio l’uomo, precaria la sua storia in quella temperia. Oh non sia come piaga né come cancrena l’umano in questa luminosa sfera, non sia stata l’Incarnazione spreco pregò dal suo rigore già di salma… |
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La rosa appassisce William Carlos Williams
La rosa appassisce e si rinnova per mezzo del seme, naturalmente, ma dove fuorché in poesia non subirà alcuna diminuzione del suo splendore
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Una specie di canto William Carlos Williams
Attenda il serpe sotto la gramigna e la scrittura sia di parole, lente e rapide, affilate a colpire, quiete ad attendere, insonni a conciliare con metafore le persone e le pietre. Componi (nessuna idea se non nelle cose) Inventa! Sassifraga è il mio fiore che spacca le rocce. |
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Se un grido Giuseppe Strazzi
Se un grido ti rapina il cuore, un altro ti apre l’universo. Se una foglia muore un’altra sboccia sulla ferita. Così è la tua speranza di vivere
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Canto del volto Cristina Di Lagopesole
Sul tuo Volto ho guardato. Dalla trasparente sostanza sottile ho visto fluire segni, emanazioni iridate, note d’Amore intrecciate d’oro, ombre di silenzio fugate da inni. Allora mi sono trasformata in nota: lasciai cadere una corona sul la e la tenni alta davanti al tuo Volto
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Canto della metamorfosi Cristina Di Lagopesole
Non so, Dio, quanto miele tu mi donasti: certo, dalla coppa, tutto lo bevvi. Quando ogni goccia era finita sentii che un’ape m’era entrata in petto. Da quel giorno mi colorai, mi spuntarono ali: divenni aria. Mi accordai col vento, le note, gli Splendenti. Punti luminosi e brillanti diventarono musica, corpo inebriato, canto |
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