Il comizio |
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gioco scenico per difendere la tradizione locale della macellazione casalinga del maiale dall’accusa di essere una pratica barbarica |
Personaggi: |
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PRESENTATORE | ||||
ONOREVOLE | ||||
PUBBLICO | ||||
GIOVANNI | ||||
VINCENZO | ||||
NICOLA |
PRESENTATORE - Concittadini carissimi! Vi ringrazio,innanzi tutto, per essere accorsi numerosi a questo comizio. Il mio compito è soltanto quello di presentarvi l'oratore, che, benché famoso altrove, nessuno di voi ha avuto l'onore di conoscere. Si tratta dell'amico stimato onorevole Misero Rompitore (applausi), uno dei maggiori esperti in campo internazionale di problemi relativi agli animali, di cui egli è un nobilissimo rappresentante. L'onorevole Rompitore è qui con noi, questa sera, per parlarci di un problema che ci riguarda tutti da vicino, un problema molto sentito nella nostra comunità. Cedo senz'altro la parola all'onorevole Rompitore. (applausi) ONOREVOLE - Grazie, grazie. Io non merito tutti questi applausi. Ringrazio l'amico Prestino Delatore per le cortesi parole che ha usato per introdurmi e passo subito ad affrontare il tema del mio discorso. Cari amici, io sono qui perché ho saputo che nel vostro paese si continua, purtroppo, a perpetrare una barbarie senza pari. Sono qui per denunciare atti di inciviltà estrema, in cui sono coinvolte persone di ogni estrazione sociale. Voi avrete già capito a cosa mi riferisco. Parlo dello sterminio dei ratti, che popolano le vostre case e le vostre fogne. Accecati dall'odio contro questi animali, voi usate ancora distruggerli con veleni potentissimi, con tagliole, con colle di ogni tipo. PUBBLICO - E'vero, è vero! ONOREVOLE - Ma è possibile che non vi rendiate conto del danno che causate a questi sensibili animaletti, del dolore che gli provocate, dello strazio delle loro madri e dei loro parenti più stretti? Come possono le vostre orecchie sopportare i loro lamenti, come possono i vostri occhi guardare i loro fremiti di morte? E' tanta la violenza che alberga nei vostri cuori? Voi vi sporcate del sangue di centinaia di vittime innocenti. Voi depauperate la natura di così splendidi esemplari di un animale che è stato beneficiato più degli altri, per la sua bellezza, all'atto della creazione. Avete perso il senno! Come si può seviziare un ratto? Ne avete mai osservato bene uno? Avete visto le sue movenze f1essuose,le sue tenere zampette, la sua coda vispa? Se io fossi uno di loro sarei oltremodo fiero. E non basta. Il sacrificio di questi nostri fratelli non è consumato al buio nelle ore notturne,al r1paro da occhi indiscreti; il sacrificio di questi nostri fratelli è uno spettacolo che si offre alla vista di tutti, dei vostri stessi figli, nei cui animi inculcate l'odio contro gli animali e li spingete alla violenza contro gli altri esseri del creato. PUBBLICO - E' vero! E' vero! ONOREVOLE - So che le mie parole vi sconvolgono. So anche che è la vostra ignoranza a spingervi a commettere questi delitti. So bene che voi siete cafoni e che la vostra inciviltà contadina vi obbliga a fare violenza alla natura. Ma i cruenti riti che voi celebrate non sono più accettati dalla nostra civiltà cittadina, rispettosa della natura e di tutto ciò che vi è in essa. Vi chiedo, quindi, e termino, di mettere fine una buona volta allo scempio di cui vi andate macchiando giorno per giorno, scannando, sgozzando, ammazzando, sterminando animali di ogni tipo, soltanto per il gusto di uccidere o di ingrassarvi con le loro carni. PUBBLICO - (applausi) GIOVANNI - Guagliò, ave ragione. Quisso ha capito tutte cose... VINCENZO - (scuotendo la testa) Quisso ha ditto nu sacco de fessarie. Ha ditto ca nui imo perso la capo... a me me pare ca l'ha persa isso. NICOLA - E io mo ch'avessa fa? M'avessa tené li surici dinto casa? VINCENZO - E l'ia puro dà a mangià, L'ia cresce come te crisci lu puorco. NICOLA - E quanno l'agghio cresciuti, che me ne fazzo? GIOVANNI - E g1à?!...Mo addummannamo a isso. ( si avvicinano all'onorevole) VINCENZO - Onoré, scusate ... li surici nu l'ima accide ... E va buò! Ma po che ce ne facimo? ONOREVOLE - Niente. Li tenete per compagnia, ... come i gatti ...i cani. NICOLA - E voi li tenete? ONOREVOLE - Vorrei tenerli... Ma io vivo 1n città, in un appartamento. Non mi è consentito... VINCENZO - Peccato! Si vuliti... ve ne fazzo avé 'na coppia...e faciti razza. ONOREVOLE - Mi fareste davvero felice, ma non ho dove metterli. Teneteveli voi. Voi avete tanto spazio. VINCENZO - E va buò! Comunque, se ci ripensate ... io sono a disposizione. ONOREVOLE - Bene, bene! Grazie, buon uomo. ( si allontana per parlare con il Presentatore) GIOVANNI - E' giusto!... Ce l'ima tené nui ... Nui tenimo lu spazio, tenimo che ce dà a mangià. Quiss1 puverielli, in città', nun hanno come fa. NICOLA - Sa che stao pensenno? Ca nui c'ima comportà buono cu li sur1ci, ma loro nun songo mica tanto dulici de sango. VINCENZO - Mo hai ditto 'na cosa bona. Si nun te stai accuorto se mangeno tutto lu caso... GIOVANNI - Lu caso? E che sarria! Io teneva certi soldi ammucc1ati dint'a lu cascione ... se li rusecareno tutti quanta. NICOLA - Io agghio sentuto dice ca primo muzzecaveno a le criature dint'a la cunnola. VINCENZO - E' lovero! Sa che ve dico? Ca s'onorevole pote avé puro ragione, ma io continuo a mette lu mastriello. Sarranno puro belli li sureci, ma io nu le pozzo tené pe' la casa. GIOVANNI - ( gridando) Onoré ... onoré ... stateve accuorto! Teniti nu scarrafone 'ncoppa a la manica de la giacchetta. Mo ve lo levo io ... Onorevole - Lasciate stare ... Ci penso io. 'Sto brutto animale ... mo ti sistemo io (fa cadere a terra lo scarafaggio e lo calpesta con forza) Ma che schifo! Qua state pieni di pidocchi, di pulci. di mosche ... ci mancavano gli scarafaggi ... ( al Presentatore ) Andiamo, non resisto più. PRESENTATORE - (trattenendolo) Aspettate, onorevole. Queste sono per voi. Prendete. (gli porge un pacchetto) Sono sopressate e salsicce paesane. ONOREVOLE - Grazie tante. L'avete comprate qui? PRESENTATORE - Ma quale comprate. Onoré ... quessa è la carna de lu puorco mio. Io me l'agghio cresciuto, io me l'agghio acciso e io aqghio fatto li salami. ONOREVOLE - Benissimo! Allora è veramente roba genuina. PRESENTATORE - Onoré, a vui ve puteva mai dà 'na cosa malamente?! ONOREVOLE - Non so come ringraziarvi. Voi mi commuovete. GIOVANNI - Quessa è 'na cosa de nient1 ... Nui ce la mangiamo tutti li juorni. VINCENZO - Onoré,levateme 'na curiosità. Ma vui mo ve la mangiati quessa carna? ONOREVOLE - Se me la mangio? E come! Io ci vado pazzo per i salami. VINCENZO - No ... me credeva ca ve faceva senso. ONOREVOLE - Per quale motivo? VINCENZO - No ... pensavo: "Forse l'onorevole se dispiace pe' lu puorco ..." S1 vedavati che strazio quanno l'imo acciso. ONOREVOLE- Va bé! Ormai...quello che è fatto è fatto. Porto fretta. Devo andare. Arrivederci! VINCENZO - Stateve buono,onoré! E pensati a la salute... a la vosta...ca a la nosta ce penzamo nui. Nui simo de fore. Miez'a l'animali ce simo nati. E come le vulimo bene nui nu li vole bene nisciuno. Hai capito? NICOLA - - Nui, a l'animali ce scrivimo puro le poesie e le canzuni. Mo ve ne facimo sente una. Giuà, chiama a quissati! GIOVANNI - Guagliù, veniti tutti qua ca ima ringrazià a lu puorco. TUTTI - (si dispongono intorno alla sagoma di un maiale e recitano i versi seguenti) AL MAIALE Tra tutti gli animali del creato il maiale, senza dubbio, è il più fidato: non ti tradisce mai, non ti dà pene, più lo tratti
male, più ti vuole bene. Il maiale è bello! Lungo ha il musino e un riccioletto sull'alto suo codino; languidi e sornioni sono i suoi occhi, larghe come due
foglie le sue orecchie. I porcellini, poi, son come bambini, se li portano in braccio i contadini. La mamma ne alleva un bel plotone, tanti quanto
una squadra di pallone. Dicono tutti che il maiale si delizia quando può affondar nella sporcizia, ma se il padrone curasse la lor pelle sarebbero
eleganti come modelle. Dicono pure che dov'è il maiale la puzza è tanta che ti senti male, ma non è forse profumato un bel piatto d'affettato? quello che trova, pur di riempir la pancia, ma non per sé il cibo si procura e trasforma in
carne la risciacquatura. O animale buono e generoso, pensando a noi non ti dai riposo; tutto di te ci doni, pure il sangue, mentre il tuo corpo sul tavolaccio langue. ti squartiamo, ti insacchiamo, ti trattiamo come se fossi un acerrimo nemico, mentre tu sei per noi il più grande amico.
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Rappresentata a Natale 1987 |