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Il mito di Perseo Cassiopea,
la costellazione che troneggia a forma di W nel cielo settentrionale a
Sud-Est della stella Polare, fu un tempo una regina etiope. La sua bellezza
attirò il male su di lei e sul suo popolo. Si vantò, infatti, di essere più
bella delle Nereidi, ninfe del mare,causando la vendetta sdegnata del loro
padre Poseidone (Nettuno). Il dio del mare si preparò a distruggere
l’Etiopia (la Fenicia?) con un diluvio e a sterminarne tutti gli abitanti
tramite un mostro marino. Riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio. Tutto comincia ad Argo, città del Peloponneso. Vi regna felicemente, amato dai suoi sudditi, il re Acrisio. Ha una figlia molto bella, Danae, e attende invano da anni un erede maschio. Decide di consultare l’oracolo di Delfi, che gli predice due “scomode” verità: non avrà più figli e sarà ucciso da suo nipote. Sconvolto dalla predizione, Acrisio, per evitare la nascita di un bambino, fa rinchiudere Danae in una stanza sotterranea del suo palazzo con le pareti rivestite di bronzo, dove soltanto un’ancella poteva entrare. La sfortunata principessa trascorre i suoi giorni nell’inaccessibile prigione supplicando gli dei di soccorrerla e di liberarla da quella orrenda sorte. Zeus (Giove) ha pietà di lei, se ne innamora, si trasforma in una pioggia d’oro e penetra nella stanza dove la giovane è tenuta prigioniera. Danae raccoglie le gocce di pioggia nella sua veste e il re degli dei riacquista le sue sembianze. Dall’unione di Zeus con Danae nascerà Perseo.
Un giorno Acrisio passeggia per i giardini reali quando sente il pianto di un bimbo. Nella sua mente risuonano immediatamente le parole dell’oracolo: “Tuo nipote ti ucciderà!”. Corre da Danae e la trova intenta a cullare il figlio e a cantargli una ninna nanna per frenarne il pianto. Il re argivo è sconvolto dall’ira, ma non osa far uccidere la figlia e il nipote. Dà ordine alle guardie di rinchiudere la mamma e il piccolo Perseo in una cassa di legno e di affidarla alle onde del mare Egeo. Dopo alcuni giorni, l’arca
raggiunge le coste dell’isola di Serifo, una delle Cicladi. Zeus vede il precipizio in cui sta per gettarsi suo figlio e gli manda in aiuto Atena (Minerva) ed Ermes (Mercurio). La dea dell’ingegno regala a Perseo uno scudo lucentissimo, in grado di riflettere perfettamente ogni cosa come uno specchio; Ermes gli offre un falcetto affilatissimo con il quale potrà mozzare il capo della Medusa. Il messaggero degli dei lo accompagna,poi, dalle Naiadi, ninfe dello Stige, fiume infernale, le quali daranno all’eroico Perseo tre importanti doni: l’elmo di Ade, che rende invisibile chi lo indossa; i sandali alati, che fanno volare; la sacca di pelle, per racchiudervi la testa recisa della Medusa. Così equipaggiato e fornito anche dell’aiuto divino, Perseo ora può affrontare con qualche speranza di successo la sua impresa. Ma dove sta il suo nemico?
Dove vivono le Gorgoni? Soltanto le altre tre sorelle, le Graie, lo sanno.
Nate già vecchie, fornite tutt’e tre di un unico occhio e di un unico dente,
esse sono le guardiane dell’Occidente. Perseo raggiunge la valle
indicatagli. Un paesaggio spettrale lo accoglie: tutto è pietrificato,
uomini, animali, fiumi, alberi, perfino l’erba. Entra nella caverna dove le
Gorgoni stanno dormendo, sedute una accanto all’altra. La Medusa è al
centro. Camminando a ritroso e servendosi dello scudo per guidare i suoi
movimenti, Perseo si avvicina alle donne e, quando è sicuro di non poter
sbagliare, vibra con forza il colpo di falcetto che decapita la Medusa.
Raccoglie la testa e la chiude nella sacca di pelle che gli hanno donato le
ninfe infernali. Mentre sorvola le sabbie del deserto libico, dalla testa della Gorgone cadono alcune gocce di sangue che dànno vita alla specie dei serpenti. Perseo continua a vagare di qua e di là per diversi giorni, poi si ferma per riposarsi nel regno di Atlante, il gigante solitario custode di greggi e di armenti. Perseo gli chiede ospitalità, ma Atlante lo caccia via minacciandolo violentemente. Il figlio di Zeus, rendendosi conto di non potersi opporre con la forza a quell'essere gigantesco, gli mostra l'orrido volto di Medusa. Atlante diventa un monte: la barba e i capelli si mutano in selve, le mani e le spalle in gioghi, il capo nella cima e le ossa in rocce. Riprende il volo verso l’isola di Serifo, dove spera di godere il meritato trionfo.
Ammira dall'alto il paese degli Etiopi, quando sente dei lamenti
ininterrotti provenire dal mare. Si avvicina alla costa e vede legata ad uno
scoglio una splendida ragazza, che piange e si dispera chiedendo aiuto.
Perseo le parla e lei fra i singhiozzi gli dice di chiamarsi Andromeda e gli
spiega che i suoi genitori l’hanno dovuta offrire in sacrificio per salvare
il loro popolo e la loro terra. Perseo, "rapito dal fascino che quella
stupenda visione emana", dice ad Andromeda che se lo sposerà
la sottrarrà al suo tragico destino. La giovane donna acconsente. Perseo si
reca da Cefeo e Cassiopea, che dalla costa assistono al drammatico evento,
e si fa promettere la mano della loro figlia.
Perseo ha superato
brillantemente anche quest’altra prova; ma non è finita. Scioglie le corde
che legano Andromeda e insieme raggiungono Cefeo e
Cassiopea mentre già festeggiano felici con la loro gente. Iniziano i
preparativi per le nozze e si fanno sacrifici agli dei. I presenti esprimono
la gioia con canti e suoni in attesa del sontuoso banchetto offerto dal
sovrano. Perseo è attorniato da uomini e donne che vogliono ascoltare il
racconto delle sue avventure. L'atmosfera è magica. Qualcosa sta per
succedere. Celebrato il trionfo, mette Andromeda sul cavallo alato e fa rotta verso Serifo, dove spera di ottenere una ricompensa adeguata al valore delle imprese compiute. Si sbaglia di grosso. Polidette, infatti, nel trovarselo di fronte vivo e con il capo reciso della Gorgone ben custodito nella sacca, per non perdere Danae, che nel frattempo ha reso sua schiava, ordina alle sue guardie di imprigionare Perseo. In un attimo il giovane eroe mostra il volto della Medusa che fa impietrire Polidette e i suoi uomini. Danae è libera e Perseo la porta con sé ad Argo, la loro città. Quando vi giungono, non trovano Acrisio che è fuggito non appena ha saputo del ritorno della figlia e del nipote. Il re si è rifugiato in Tessaglia, a Larissa. Perseo si reca in questa città con l’intenzione di riconciliarsi con il nonno. Vi giunge proprio mentre si stanno svolgendo i giochi funebri per la morte del re del luogo. Perseo viene invitato a gareggiare e sceglie il lancio del disco. Arriva il suo turno, stringe l’attrezzo tra il palmo e il braccio e lo scaglia con tutta la forza di cui è dotato. Il disco sorvola tutto lo stadio e giunge sugli spalti di fronte, cade nel settore riservato alle autorità e colpisce in pieno volto Acrisio, che si accascia a terra e muore. Così si avvera la profezia
dell’infallibile oracolo di Delfi.
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