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Di nobiltà e di ricchezza ne ho viste poche, però. I miei occhi si sono molto più spesso commossi davanti a tante drammatiche immagini di miseria e di malattia. Ne ho visti di straccioni elemosinare
un pezzo di pane, di storpi trascinare il loro corpo davanti alle chiese
per chiedere l'elemosina, di appestati chiedere invano l'aiuto del
prossimo, di pellegrini pregare durante il viaggio verso la grotta di
San Michele sul Gargano. Nel vedermi ancora qui, ben ancorata alle mie salde radici, mi chiedo come abbia potuto resistere per tanto tempo a tanti mali, a tante guerre, a tanti padroni, a tanti nemici. Soprattutto al mio nemico più nemico di tutti: il terremoto. Quante scosse, quanti sobbalzi, quante
lente oscillazioni! E chi se lo scorda quel terremoto del
21 agosto 1962. Che terrore! Furono giorni di trambusto, senza riposo. Accadde di tutto: camion scaricavano coperte e stufe, soldati montavano tende, ruspe abbattevano case, operai costruivano baracche, geometri progettavano, amministratori dispensavano contributi. Il mio paese cambiò aspetto e la vita della mia gente mutò. |
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