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Una poesia al giorno

    2006 ottobre - novembre - dicembre
 

31 gennaio 2007

Salvatore Di Giacomo, Sunette antiche

Nannina

Uocchie de suonno, nire, appassiunate,
ca de lu mmele la ducezza avite,

pecché, cu sti guardate che facite,
vui nu vrasiero mpietto m'appicciate?

Ve manca la parola e mme parlate,

pare ca senza lacreme chiagnite,

de sta faccella ianca anema site,

uocchie belle, uocchie doce, uocchie affatate!

 

Vuie, ca nziemme a li sciure v'arapite

e nziemme cu li sciure ve nzerrate,

sciure de passione mme parite.

 

Vuie, sentimento de li nnammurate,

mm'avite fatto male e lu ssapite,

uocchie de suonno, nire, appassiunate.

 

 

30 gennaio 2007

Gabriele D'Annunzio, Alcyone

La sabbia del tempo

Come scorrea la calda sabbia lieve
per entro il cavo della mano in ozio,
il cor sentì che il giorno era più breve.


E un'ansia repentina il cor m'assalse

per l'appressar dell'umido equinozio

che offusca l'oro delle sabbie salse.

 

Alla sabbia del Tempo urna la mano

era, clessidra il cor mio palpitante,

l'ombra crescente d'ogni stelo vano

quasi ombra d'ago in tacito quadrante.

 

29 gennaio 2007

Corrado Govoni, Poesie elettriche

Paesi

Esplodon le simpatiche campane
d'un bianco campanile sopra i tetti
grigi; donne con rossi fazzoletti
cavano da un rotondo forno il pane.


Ammazzano un maiale nella neve
tra un gruppo di bambini affascinati
dal sangue, che con gli occhi spalancati
aspettan la crudele agonia breve.

 

Gettano i galli vittoriosi squilli.
I buoi escono dai fienili neri;
si spargono su l'argine, tranquilli,

scendono a bere gravi acqua d'argento.
Nei campi, rosei, bianchi, i cimiteri
sperano in mezzo al verde del frumento.

 

26 gennaio 2007

Federico García Lorca, Sei capricci

Agave


Polipo pietrificato.

Metti cinghie di cenere
al ventre dei monti
e denti formidabili
alle gole dei monti.

Polipo pietrificato

 

25 gennaio 2007

Eugenio Montale,  L'agave su lo scoglio

Scirocco

O rabido ventare di scirocco
che l'arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d'una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci - ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell'aria
ora son io
l'agave che s'abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d'alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d'ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.

24 gennaio 2007

Pablo Neruda,  Poesie

Ode al limone
 


Da quelle zagare
disfatte
dal lume della luna,
da quell'
effluvio di un amore
esasperato,
affondato in fragranza,
uscì
dall'albero il giallo,
dal loro planetario
scesero a terra i limoni.

 

 

 


Tenera mercanzia!
Si gremirono rive,
mercati,
di luce, d'oro
silvestre,
e aprimmo
le due metà
del miracolo,
acido congelato
che stillava
dagli emisferi
di una stella,
e il liquore più profondo
della natura,
intrasferibile, vivo,
irriducibile,
nacque dalla freschezza
del limone,
dalla sua casa fragrante,
dalla sua agra, segreta simmetria.
 


Nel limone divisero
i coltelli
una piccola
cattedrale,
l'abside nascosta
aprì alla luce le acide vetrate
e in gocce
scivolarono i topazi,
gli altari,
la fresca architettura.


Così, quando la tua mano
strizza l'emisfero
del tagliato
limone sul tuo piatto,
un universo d'oro
tu spargi,
un
giallo calice
di miracoli,
uno dei capezzoli odorosi
del petto della terra,
raggio di luce convertito in frutto,
il minuscolo fuoco di un pianeta.

 

23 gennaio 2007

Eugenio Montale,  Movimenti

I limoni
 

 

Ascoltami, i poeti laureati

si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono
                                         agli erbosi
fossi dove in pozzanghere

mezzo seccate agguantano i ragazzi

qualche sparuta anguilla:

le viuzze che seguono i ciglioni,

discendono tra i ciuffi delle canne

e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli

si spengono inghiottite dall'azzurro:

più chiaro si ascolta il susurro

dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,

e i sensi di quest'odore

che non sa staccarsi da terra

e piove in petto una dolcezza inquieta.

Qui delle divertite passioni

per miracolo tace la guerra,

qui tocca anche a noi poveri la nostra parte     di ricchezza

ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.

22 gennaio 2007

Mogol (+ Battisti)

Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi

Dove vai quando poi resti sola?
Il ricordo, tu lo sai, non consola
Quando lei se ne andò, per esempio,
trasformai la mia casa in un tempio

E da allora solo oggi non farnetico più
a guarirmi chi fu ho paura a dirti che sei tu
Ora noi siamo già più vicini
Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi
Come può uno scoglio arginare il mare
anche se non voglio torno già a volare
Le distese azzurre e le verdi terre
le discese ardite e le risalite
su nel cielo aperto e poi giù il deserto
e poi ancora in alto con un grande salto
Dove vai quando poi resti sola?
Senza ali, tu lo sai, non si vola
Io quel dì mi trovai, per esempio,

quasi sperso in quel letto così ampio
Stalattiti sul soffitto i miei giorni con lei
io la morte abbracciai

ho paura a dirti che per te

mi svegliai fra noi solo un passo

Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi

Come può uno scoglio...

 

19 gennaio 2007

Giovanni Pascoli

Lavandare

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggiero.


E cadenzato dalla gora viene

lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene.

 

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l'aratro in mezzo alla maggese.

 

18 gennaio 2007

Giuseppe Ungaretti, Leggende


Dove la luce

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati
Le braccia ti sanno leggera, vieni.


Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

 

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.
 

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo

Sarà nostro lenzuolo.

17 gennaio 2007

Salvatore Di Giacomo, Canzone


Palomma 'e notte

Tiene mente sta palomma
comme gira, comm'avota,
comme torna n'ata vota
sta ceroggena a tentà!
Palommè, chisto è nu lume
nun è rosa o è gesummino,
e tu a fforza ccà vicino
te vuò mettere a vulà!...

 

Vattenne 'a lloco!
Vattenne, pazzarella!
E torna e torna all'aria
accussì fresca e bbella...
'O bbi' ca i' pure

mm'abbaglio chiano chiano,
e ca mm'abbruscio 'a mano
pe te ne vulé caccià.
[...]

16 gennaio 2007

Fernando Pessoa, Quartine di gusto popolare


1

Le canzonette portoghesi
sono come navi sul mare -
vanno da un'anima all'altra
con rischio di naufragare.

 

33

Ebbi un fiore da dare
a chi non osai dire
che le volevo parlare,
e il fiore dovette morire.
 

 

15 gennaio 2007

WYstan Hugh Auden, Un altro tempo


A Chester Kallman

Tutto solo ogni occhio piange
se l'Io Voglio non s'infrange.


Ma l'Io Voglio può cadere,
non avendo un senso che
basti a vincere l'Io So,
ma l'Io Voglio può cadere.

Così ogni Io s'incontra e cresce,
l'Io Sono è reso Io Amo,
l'Io Non Ho Io Sono Amato,
così ogni Io s'incontra e cresce.

Se l'Io Voglio non s'infrange,
tutto solo ogni occhio piange.

 

12 gennaio 2007

Arthur Rimbaud



D'inverno ce ne andremo in un vagone rosa
Con dei cuscini blu.
Staremo bene. Un nido di baci folli posa
Dove ti siedi tu.

E abbasserai le palpebre per non veder dal vetro
Fare smorfie le ombre della sera.
Queste mostruosità ringhiose, branco tetro
Di lupi neri e diavolaglia nera.

A un tratto sulla guancia ti sentirai graffiata...
Un bacio come un folle ragnetto che s'agguata
Nel collo scenderà...

E tu mi dirai: «Cerca!» reclinando la testa,
E a lungo cercheremo quella bestiola lesta
Che molto viaggerà...

 

11 gennaio 2007

Giovanni Pascoli, Canti di Castelvecchio

La guazza

Laggiù, nella notte, tra scosse
di un lento sonaglio, uno scalpito
è fermo. Non anco son rosse
le cime dell'Alpi.

Nel cielo d'un languido azzurro,
le stelle si sbiancano appena:
si sente un confuso sussurro
nell'aria serena.

Chi passa per tacite strade?
Chi parla da tacite soglie?
Nessuno. È la guazza che cade
sopr'aride foglie.

Si parte, ch'è ora, né giorno,
sbarrando le vane pupille;
si parte tra un murmure intorno
di piccole stille.

In mezzo alle tenebre sole,
qualcuna riluce un minuto;
riflette il tuo Sole, o mio Sole;
poi cade: ha veduto.

10 gennaio 2007

Federico García Lorca, Poesie

Paese

Sul monte nudo
un calvario.
Acqua chiara
e ulivi centenari.
Lungo i vicoli
uomini intabarrati
e sulle torri
banderuole che girano.
Eternamente
girano.
Oh, paese perduto
nell'Andalusia del pianto!
 

 

9 gennaio 2007

Dante Alighieri, Rime

XVII

Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
negli occhi miei sì subito apparisti,
aggi pietà del cor che tu feristi,
che spera in te e disïando more.


Tu, Violetta, in forma più che umana,
foco mettesti dentro in la mia mente
col tuo piacer ch'io vidi;
poi con atto di spirito cocente
creasti speme, che in parte mi sana
là dove tu mi ridi.
 

Deh non guardare perché a lei mi fidi,
ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
ché mille donne già per esser tarde
sentiron pena de l'altrui dolore.

 

8 gennaio 2007

William Shakespeare, Sonetti

5

Quelle ore che con lavoro gentile modellarono
l'amabile sembiante su cui ogni occhio indugia
proprio contro quello si faranno tiranne,
togliendo bellezza a chi nella bellezza eccelle;
poiché il mai fermo Tempo spinge l'estate innanzi
nell'orrido inverno e ve lo affonda,
linfa arrestata dal gelo e forti foglie perdute,
bellezza sommersa da neve, e nudità dovunque.
Se non restasse allora l'essenza dell'estate,
liquida prigioniera chiusa in muri di vetro,
l'effetto di bellezza si perderebbe insieme alla bellezza,
sparita quella e anche il suo ricordo.
Ma i fiori distillati, pur se incontrano l'inverno,
non perdon che la mostra; la sostanza ne vive ancora dolce.

 

6 gennaio 2007

Gabriele D'Annunzio

I Magi

Una luce vermiglia
risplende nella pia
notte e si spande via
per miglia e miglia e miglia.

O nova meraviglia!
O fiore Maria!
Passa la melodia
e la terra s'ingiglia.
Cantano tra il fischiare
del vento per le forre,
i biondi angeli in coro;
ed ecco Baldassarre,
Gaspare e Melchiorre,
con mirra, incenso e oro.

 

5 gennaio 2007

Costantino Kavafis, Poesie

I sapienti ciò che s'avvicina

Gli uomini sanno le cose presenti.
Gli dei conoscono quelle future,
assoluti padroni d'ogni luce.
Ma, del futuro, avvertono i sapienti
ciò che s'appressa. Tra le gravi cure


degli studi, l'udito ecco si turba
d'un tratto. A loro giungono le oscure
voci dei fatti che il domani adduce.
Le ascoltano devoti. Fuori, per via, la turba
non sente nulla, con le orecchie dure.

 

4 gennaio 2007


Eugenio Montale, Ossi di seppia


Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

 

3 gennaio 2007

Evgenij Evtusenko
La terza neve

Guardavamo! dalle finestre, là
dove i tigli
si stagliavano neri
nella profondità del cortile.
Sospirammo -

ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai
era tempo ...
Essa

giù dall'alto dei cieli
volava

a seconda del vento,
 e nel volo
oscillava.

A falde sottili come lamine,    
 
fragili,
era confusa di se stessa.

La prendevamo delicatamente nelle mani

 e stupivamo:

 dunque, era quella la neve?
 Ma la neve ci rassicurava.
''Verrà, io lo so,

 verrà la neve vera.
Non vi turbate -
 ­mi scioglierò, non inquietatevi ­
subito..."
Dopo sette giorni
venne la neve nuova.

Non venne -
precipitò.

Cadeva così fitta, da non potere
tenere aperti gli occhi,

a tutta forza

vorticava in cerchio, mugliando.
 Con pervicace ostinazione
voleva inseguire il trionfo
perché tutti dicessero concordi:
sì, è lei, la neve

vera, che non dura un sol giorno
 o due
.

Ma disperò

di sé, non resistette
 e si diede per vinta.
E se non si scioglieva tra le mani
 si scioglieva

sotto

i piedi ...

E noi inquieti, ansiosi

 sempre più spesso
 scrutavamo l'orizzonte: quando
 quella vera verrà?

Perché era tempo,

era tempo ...

 E un mattino

appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,

d'improvviso aperta la porta,
meravigliati, la calpestammo.

Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
timidamente fastosa,
era
 fittissimamente di sé sicura.

Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
 con la sua bianchezza.
Ed era davvero tanta
ed era davvero bella.
 

Cadeva e cadeva

nel baccano dell' alba

 fra il rombo delle macchine
e lo sbuffare dei cavalli,
e sotto i piedi non si scioglieva,
anzi diventava più compatta.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno ne era abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L’aspettavamo.
Era venuta.

 

1 gennaio 2007

Pablo Neruda

Ode al giorno felice

Questa volta lasciate
che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo
che sono felice
fino all'ultimo angolino
del cuore, camminando,
dormendo o scrivendo.
Che posso farci, sono
felice.
Sono più sterminato
dell'erba
nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l'acqua sotto,
gli uccelli in cima,
il mare come un anello
intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l'aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia
sei sabbia,
tu canti sei canto,
il mondo
è oggi la mia anima
canto e sabbia,
il mondo
è oggi la tua bocca,
lasciatemi
sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì, perché respiro
e perché respiri,
essere felice perché tocco
il tuo ginocchio
ed è come se toccassi
la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.

Oggi lasciate
che sia felice,
io e basta,
con o senza tutti,
essere felice
con l'aria e la terra,
essere felice
con te, con la tua bocca,
essere felice.
con l'erba, e la sabbia
essere felice.