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Una poesia al giorno |
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28 febbraio 2007
Modugno - Migliacci
Nel blu dipinto di blu
Penso che un giorno così non ritorni mai più
mi dipingevo le mani e la faccia di blu
poi d'improvviso venivo dal vento rapito
e incominciavo a volare nel cielo infinito...
Volare...oh oh! Cantare...oh oh oh oh!
Nel blu, dipinto di blu felice di stare lassù.
E volavo, volavo felice
più in alto del sole e ancora più su
mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù
una musica dolce suonava soltanto per me...
Volare...oh oh! Cantare...oh oh oh oh!
Nel blu, dipinto di blu felice di stare lassù.
Ma tutti i sogni nell'alba svaniscon perché
quando tramonta la luna, li porta con
sé.
Ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli
che sono blu come un cielo trapunto di stelle.
Volare...oh oh! Cantare...oh oh oh oh!
Nel blu, dipinto di blu felice di stare lassù.
26 febbraio 2007
Luigi Tenco
Lontano, lontano E lontano, lontano nel tempo qualche cosa negli occhi di un altro ti farà ripensare ai miei occhi a quegli occhi che ti amavano tanto. E lontano, lontano nel mondo in un sorriso sulle labbra di un altro troverai quella mia timidezza per cui tu mi prendevi un po' in giro. E lontano, lontano nel tempo l'espressione di un volto per caso ti farà ricordare il mio volto l'aria triste che tu amavi tanto. E lontano, lontano nel mondo una sera sarai con un altro e ad un tratto chissà come e perché ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano. |
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23 febbraio 2007 William Shakespeare, Sonetti
Come si spingono le onde alla spiaggia ciottolosa così si affrettano i nostri minuti alla loro fine, ciascuno cambiando posto con quello che lo precede, e in affannosa sequela tutti si accalcano in avanti. La nascita, non appena nel mare della luce, striscia verso la maturità, e quando ne è coronata, contorte eclissi combattono contro la sua gloria, e il Tempo che diede distrugge ora il suo dono. Il Tempo trafigge la floridezza alla gioventù apposta e scava parallele sulla fronte della bellezza, si nutre delle perfette rarità della natura, e niente sta in piedi se non per la sua falce che lo miete. E tuttavia contro i tempi a venire starà la mia poesia, lodando il tuo valore, a dispetto della mano crudele. |
22 febbraio 2007 Giuseppe Ungaretti, Il porto sepolto
Peso
Quel contadino si affida alla medaglia di Sant'Antonio e va leggero
Ma ben sola e ben nuda senza miraggio porto la mia anima |
21 febbraio 2007 Giulio Cesare Cortese, Li travagliusi ammure... [Le fegliole che n'hanno ammore]
Le fegliole che n'hanno ammore songo nave senza la vela, so' lanterne senza cannela, songo cuorpo senza lo core, le figliole che n'hanno ammore. Le fegliole che n'hanno ammante so' comm'àrvole senza frutte, so' terrene sicche e asciutte, che non fanno sciure né schiante, le fegliole che n'hanno ammante. Le fegliole che n'hanno ammice sanno poco che cosa è bene: quanno po la vecchiezza vene, s'asciarranno triste e nfelice, le fegliole che n'hanno ammice. Zetellucce belle e cianciose, mo gostate, che tiempo avite, mo che tennere e fresche site, tiempo è cogliere mo le rose, zetellucce belle e cianciose. |
20 febbraio 2007 Lorenzo de' Medici, Canti carnascialeschi
Trionfo di Bacco e Arianna Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Quest'è Bacco e Arianna, belli e l'un dell'altro ardenti: perché il tempo fugge e 'nganna, sempre insieme stan contenti. Queste ninfe e altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Questi lieti satiretti delle ninfe innamorati per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati: or da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Queste ninfe anche hanno caro da lor essere ingannate: non può far a Amor riparo se non gente rozze e 'ngrate. Ora insieme mescolate suonan, canton tuttavia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Questa soma che vien drieto sopra l'asino, è Sileno: così vecchio è ebbro e lieto, già di carne e d'anni pieno: se non può star zitto, almeno ride e gode tuttavia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Mida vien drieto a costoro: ciò che tocca, oro diventa. E che giova aver tesoro s'altri poi non si contenta? Che dolcezza vuoi che senta chi ha sete tuttavia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Ciascun apra ben gli orecchi: di doman nessun si paschi: oggi siàn, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi: ogni tristo pensier caschi; facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Ciò c'ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. |
19 febbraio 2007 Folgòre da San Gimignano, Sonetti dei mesi
E di febbraio vi dono bella caccia di cervi, cavrïuoli e di cinghiari, corte gonnelle con grossi calzari, e compagnia che vi diletti e piaccia; can da guinzagli e segugi da traccia, e le borse fornite di danari, ad onta degli scarsi e degli avari, o chi di questo vi dà briga e 'mpaccia; e la sera tornar co' vostri fanti carcati della molta selvaggina, avendo gioia ed allegrezza e canti; far trar del vino e fummar la cucina, e fin al primo sonno star razzanti; e poi posar infino alla mattina. |
16 febbraio 2007 Pablo Neruda, Poesie
Bimba bruna e flessuosa, il sole che fa la frutta, quello che riempie il grano, quello che piega le alghe, ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.
Un sole nero e ansioso si attorciglia alle matasse della tua nera chioma, quando allunghi le braccia. Tu giochi con il sole come un ruscello e lui ti lascia negli occhi due piccoli stagni scuri.
Bimba bruna e flessuosa, nulla mi avvicina a te. Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno. Sei la delirante gioventù dell'ape, l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.
Eppure il mio cuore cupo ti cerca, e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile. Farfalla bruna dolce e definitiva come il campo di grano e il sole, il papavero e l'acqua.
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15 febbraio 2007 Eugenio Montale, Ossi di seppia
i vostri occhi leggevano sul foglio gl'impossibili segni; e franto era ogni accordo come una voce di cordoglio.
Compresi che tutto, intorno, s'inteneriva in vedervi inceppata inerme ignara del linguaggio più vostro: ne bruiva oltre i vetri socchiusi la marina chiara.
Passò nel riquadro azzurro una fugace danza di farfalle; una fronda si scrollò nel sole. Nessuna cosa prossima trovava le sue parole, ed era mia, era nostra, la vostra dolce ignoranza. |
14 febbraio 2007 Dante Alighieri, Inferno
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende prese costui della bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte. |
13 febbraio 2007 William Shakespeare, Sonetti
Quanto spesso, quando tu, mia musica, musica esegui su quei beati legnetti il cui moto risuona sotto le tue dolci dita, mentre gentile governi l'armonia delle corde che il mio orecchio incanta, quanto invidio quei salterelli che agili balzano a baciarti il tenero incavo della mano, mentre le povere mie labbra, cui spetterebbe tale raccolto, all'ardire dei legnetti arrossiscono al tuo fianco. Per essere così vellicate, scambierebbero stato e posto con quelle danzanti schegge su cui vanno le tue dita con gentile passo, rendendo i morti legni più felici di labbra vive. Poiché quegli sfacciati salterelli hanno tale fortuna, dà loro le tue dita, e a me le tue labbra da baciare. |
12 febbraio 2007 Francesco Petrarca, Canzoniere
Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno, e la stagione, e 'l tempo, e l'ora, e 'l punto, e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto da' duo begli occhi che legato m'ànno;
e benedetto il primo dolce affanno ch'io ebbi ad essere con Amor congiunto, e l'arco, e le saette ond'io fui punto, e le piaghe che 'nfin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch'io, chiamando il nome di mia Donna , ò sparte, e i sospiri, e le lagrime, e 'l desio;
e benedette sian tutte le carte ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio, ch'è sol di lei, sì ch'altra non v'à parte. |
8 febbraio 2007 Catullo
Tu vuoi sapere, o Lesbia, quanti baci mi siano necessari per saziarmene. Quanti sono i granelli della sabbia a Cirene fiorente di laserpizi, fra l'ara dell'infuocato Giove, e dell'antico Batto la tomba sacra, oppure quante sono le stelle che quando è più silenziosa la notte stanno a guardare gli amori furtivi degli uomini: tu devi con tanti baci baciarmi che il tuo folle Catullo ne sia sazio tanti che un invidioso non li possa contare né mandare il malocchio con la lingua forcuta. |
7 febbraio 2007 Saffo
Come violento sui monti scuote le querce il vento, così Amore ha travolto l'anima mia, la ragione.
Anacreonte Crudele fabbro,
Amore, mi ha scagliato E io amo e non amo
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6 febbraio 2007 José Martí
La rosa bianca
Coltivo una rosa bianca, sia pur nell'avversa stagione, per l'anima buona, che pone nella mia la sua mano franca.
Ma per colui che mi abbranca dal petto il cuore mio vivo, né cardo né ortica coltivo: coltivo una rosa bianca. |
5 febbraio 2007 Giuseppe Ungaretti, Il dolore
Non gridate più
Cessate di uccidere i morti, non gridate più, non gridate se li volete ancora udire, se sperate di non perire. Hanno l'impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell'erba lieta dove non passa l'uomo. |
2 febbraio 2007
Gabriele D'Annunzio, Alcyone delle foreste, altri dell'onde, altre delle arene, altri del Sole, altri del vento Argèste. Le mie parole sono profonde come le radici terrene, altre serene come i firmamenti, fervide come le vene degli adolescenti, ispide come i dumi, confuse come i fiumi confusi, nette come i cristalli del monte, tremule come le fronde del pioppo, tumide come le narici dei cavalli a galoppo, labili come i profumi diffusi, vergini come i calici appena schiusi, notturne come le rugiade dei cieli, funebri come gli asfodeli dell'Ade, pieghevoli come i salici dello stagno, tenui come i teli che fra due steli tesse il ragno. |
1 febbraio 2007
Corrado Govoni, Canzoni a bocca chiusa vedo tremare già l'erba verdognola col suo vento leggiero come un fumo sento picchiare i cori delle rane e filare la nota melodiosa dal suo flauto di vecchia bava il rospo: tra pausa e pausa come un fiore vuoto nella fedele trama odo la voce del cuculo che chiama amore e morte.
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