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Una poesia al giorno

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31 luglio 2007

Giacomo Leopardi

CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL' ASIA

Che fai tu luna in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore;
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?
[...]

 

     

30 luglio 2007

Federico García Lorca

BELLA E IL VENTO

La sua luna di pergamena
Bella suonando viene,
per un anfibio sentiero
di cristalli e d'allori.
Il silenzio senza stelle,
fuggendo la cantilena
cade dove il mare batte e canta
la sua notte piena di pesci.
Sulle cime della sierra
dormono i carabinieri
vigilando le bianche torri
dove vivono gli inglesi.
E i gitani dell'acqua
alzano per divertirsi
pergolati di conchiglie
e rami di verde pino.
 

27 luglio 2007

Konstantinos Kavafis

Torna sovente e prendimi,
palpito amato, a me ritorna e prendimi,
se la memoria dei sensi si desta
e infiamma il sangue il desiderio antico,
e quando le labbra e la carne
ricordano, e le mani
è come se ancora toccassero.

Torna sovente e prendimi, la notte
quando le labbra e la carne ricordano...

 

26 luglio 2007

Pablo Neruda

IL TUO SORRISO

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
 

 

25 luglio 2007

Jacques Prévert

Ricordati Barbara
non smetteva di piovere su Brest
quel giorno,
e tu camminavi raggiante
nel tuo sorriso, rapita, grondante
sotto la pioggia
ricordati Barbara
non smetteva di piovere su Brest
ed io a rue de Siam t'ho incontrata.
Tu sorridevi
ed ho sorriso anch'io
ricordati Barbara
tu che non conoscevo
che non mi conoscevi.
[...]
 

 

24 luglio 2007

Dante Alighieri, La Divina Commedia

 Inferno, canto V, vv.127-136

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancillotto come amor lo strinse;
soli eravamo e senza alcun sospetto.

Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.

 

23 luglio 2007

Eugenio Montale, Ossi di seppia

 a K.

Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera i corimbi;
e su tutto l'abbraccio d'un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
 e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d'una giovinetta palma...

 

20 luglio 2007

Pablo Neruda

 ODE ALLA CROCE DEL SUD, IV

[...]
E non mi ha risposto
la Croce del Sud:
ha continuato il suo viaggio
spazzata dal vento.
Ho lasciato la lira, allora,
da parte,
lungo il sentiero,
e ho abbracciato la mia amata
e mentre avvicinavo i miei occhi
ai suoi occhi,
ho visto in quelli,
nel suo cielo,
quattro punte
di diamante acceso.

La notte e il suo vascello
nel suo amore
palpitavano
e ho baciato ad una ad una
le sue stelle.

 

19 luglio 2007

Pablo Neruda

 ODE ALLA CROCE DEL SUD, III

[...]
In un attimo
si sono spenti
tutti gli occhi
della notte
e ho visto solo conficcate
nel cielo deserto
quattro rose azzurre,
quattro pietre gelate.
E le ho detto,
prendendo
la mia lira
di poeta
davanti al vento
oceanico, tra i morsi
dell’onda:
Croce
del Sud, dimenticato
vascello
della mia patria,
fermaglio
sul petto
della notte turgida,
costellazione marina,
luce
delle case povere,
lampada errante, rombo
di pioggia e velluto,
forbice dell’altitudine,
farfalla,
posa le tue quattro labbra
sulla mia fronte
e conducimi
nel tuo notturno
sogno
e traversata
per le isole del cielo,
per i versanti
dell’acqua della notte,
per la roccia
magnetica,
madre delle stelle,
fino al tumulto
del sole, al vecchio carro
dell’aurora
coperto di limoni.

[continua]

 

18 luglio 2007

Pablo Neruda

 ODE ALLA CROCE DEL SUD, I-II

Oggi 14 aprile
vento
sulla costa,
notte
 e vento,
notte
buia
e vento,
si è turbata l'ombra,
si è inalberato il cipresso
delle stelle,
le foglie della notte
hanno trascinato
la polvere morta
nello spazio
e tutto è rimasto limpido
e tremante.

Albero
di spade
fredde
fu la tenebra
stellata,
coppa
dell'universo
raccolto
di
platino,
tutto
ardeva
nelle alte
solitudini
marine,
a Isla Negra
camminando

sottobraccio
alla mia amata,
e lei,
allora,
ha alzato appena un braccio
immerso
nel buio
e come un raggio di ambra
diretto
dalla terra al cielo
mi ha mostrato
quattro stelle:
la Croce del Sud immobile
sulle nostre teste.

[continua]

 

17 luglio 2007

Federico García Lorca

 ORSA MAGGIORE

Che tristezza
vedere il carro
senza auriga
né cavalli.
Su nel cielo
è una pena soave
vederti sognare
una strada d'oro
e cavalli boreali.

Sul nero cristallino,
carro, cosa farai quando avrai,
con la pioggia dei tempi,
i tuoi astri ossidati?
Non pensi mai di trovare un riparo?

Io ti aggiogherei una notte
a due grandi buoi bianchi.

 

16 luglio 2007

Giacomo Leopardi, Canti

 Le ricordanze

Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
tornare ancor per uso a contemplarvi
sul paterno giardino scintillanti,
e ragionar con voi dalle finestre
di questo albergo ove abitai fanciullo,
e delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
creommi nel pensier l'aspetto vostro
e delle luci a voi compagne! allora
che tacito, seduto in verde zolla
delle sere io solea passar gran parte
mirando il cielo, ed ascoltando il canto
della rana rimota alla campagna!
[...]

 

13 luglio 2007

Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata

 I, II-III

O Musa, tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel cielo, infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte
d'altri diletti, che de' tuoi, le carte.

Sai che là corre il mondo ove più versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
e che 'l vero, condito in molli versi,
i più schivi allettando ha persuaso.
Così a l'egro fanciul porgiamo aspersi
di soave licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l'inganno suo vita riceve.

 

12 luglio 2007

Ludovico Ariosto, Orlando Furioso

Canto I, XLII-XLIII

La verginella è simile alla rosa,
ch'in bel giardin su la nativa spina
mentre sola e sicura si riposa,
né gregge né pastor se le avicina;
l'aura soave e l'alba rugiadosa,
l'acqua, la terra al suo favor s'inchina:
gioveni vaghi e donne inamorate
amano averne e seni e tempie ornate.

Ma non sì tosto dal materno stelo
rimossa viene, e dal suo ceppo verde,
che quanto avea dagli uomini e dal cielo
favor, grazia e bellezza, tutto perde.
La vergine che 'l fior, di che più zelo
che de' begli occhi e de la vita aver de',
lascia altrui còrre, il pregio ch'avea inanti
perde nel cor di tutti gli altri amanti.

 

11 luglio 2007

Omero, Iliade
(traduzione G. Vitali)

Canto IX, vv.445-472

E gli rispose il pié-veloce Achille:
[...]
«Non l'Atride Agamènnone, non altri
Dànai, cred'io, convincermi potranno,
poi che grazia nessuna io mai non ebbi,
pur senza tregua con nemiche genti
sempre pugnando. Premio egual si rende
a chi poltrisce come a chi combatte
strenuamente; in pari onor si tiene
il codardo e il prode. E nulla m'ebbi
io più di tutti, io che sì lunghe pene
sempre soffersi, l'anima gettando
nelle battaglie. Simile all'uccello
che il cibo arreca ai suoi pulcini implumi
come lo trova, e privo ci resta e soffre,
io così molte notti insonni trassi,
molte giornate sanguinose in guerra
vissi così, con uomini nemici,
pur combattendo per le vostre donne».

 

10 luglio 2007

Virgilio, Eneide
(traduzione R. Calzecchi Onesti)

 Libro secondo, vv.1-13

Tacquero tutti e intenti il viso tendevano.
Dall'alta sponda il padre Enea cominciò:

Dolore indicibile tu vuoi ch'io rinnovi, o regina,
come la forza troiana e il misero regno
i Dànai distrussero, le cose tristi che io vidi,
e ne fui parte grande. E chi raccontandole,
sia Mirmidone o Dolopo, o del duro Ulisse soldato,
può tenere le lagrime? E già l'umida notte dal cielo
precipita e invitano al sonno, cadendo, le stelle.
Ma se tanto è l'amore d'apprender le nostre vicende,
d'udir brevemente l'angoscia estrema di Troia,
quantunque l'animo frema al ricordo e rifugga dal pianto,
comincerò. [...]

 

9 luglio 2007

Dante Alighieri, La Divina Commedia

Paradiso - Canto XXIV vv.52-66

«Dì, buon Cristiano, fatti manifesto:
fede che é?». Ond'io levai la fronte
in quella luce onde spirava questo;

poi mi volsi a Beatrice, ed essa pronte
sembianze femmi perch'io spandessi
l'acqua di fuor del mio interno fonte.

«La Grazia che mi dà ch'io mi confessi»,
comincia' io, «da l'alto primipilo,
faccia li miei concetti bene espressi».

E seguitai: «Come 'l verace stilo
ne scrisse, padre, del tuo caro frate
che mise teco Roma nel buon filo,

fede è sustanza di cose sperate
e argomento de le non parventi;
e questa pare a me sua quiditate».

 

6 luglio 2007

Omero, Odissea

Invocazione (trad. di I. Pindemonte)

Musa, quell'uom di multiforme ingegno
dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra
gittate d'Ilion le sacre torri:
che città vide molte, e delle genti
l'indol conobbe; che sovr'esso il mare
molti dentro del cor sofferse affanni,
mentre a guardar la cara vita intende,
e i suoi compagni a ricondur: ma indarno
ricondur desïava i suoi compagni,
che delle colpe lor tutti perïro.
Stolti che osâro violare i sacri
al Sole Iperïon candidi buoi
con empio dente, ed irritaro il Nume,
che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh! parte almen di sì ammirande cose
narra anco a noi, di Giove figlia e diva.

 

5 luglio 2007

Diego Valeri

Dopo

Dopo il rimbombo nero e il verde scroscio,
il cielo s'apre a una gran pace azzurra;
razzano i tetti, ed ogni pozza in terra
è un soave -ridente occhio di cielo.

 

4 luglio 2007

Luigi Sailer

La farfalletta

La vispa Teresa
avea tra l'erbetta
al volo sorpresa
gentil farfalletta;
e tutta giuliva,
stringendola viva,

gridava a distesa:
«L'ho presa! L'ho presa!»
A lei supplicando
l'afflitta gridò:
«Vivendo, volando
che male ti fo?
Tu sì mi fai male
stringèndomi l'ale!
Deh, lasciami! Anch'io
son figlia di Dio».


Teresa pentita
allenta le dita:
«Va', torna all'erbetta,
gentil farfalletta».
 

 

3 luglio 2007

Gianni Rodari

Lettera ai bambini

È difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
a dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.

 

2 luglio 2007

Regina Laudi

Il decalogo dei bambini

1° Non toccar coi ditini
forbici, temperini
e simili istrumenti
offensivi e taglienti.-

2° Non assaggiar mai niente
senza debitamente
avér prima ottenuto
il permesso dovuto.-

3° Non mangiar senza fame,
e moderàr le brame
d'un palato, un tantino
àvido e birichìno.-

4° Non andar presso al foco.-

5° Non fare il brutto gioco
d'accender zolfanelli.-

6° Non montar su sgabelli,
sèdie, sofà, poltrone.-

7° Non guardar dal balcone.-

8° Non correr come pazzi.-

9° Non far troppi schiamazzi.-

10° Eseguire obbedienti
questi comandamenti.-